Nell’epoca delle fake news, delle isterie mediatiche e dei fenomeni virali su internet è difficile affrontare temi delicati come l’islam e l’integrazione, che interpellano innanzi tutto la ricerca della verità, le analisi pacate e gli approfondimenti competenti. Ovviamente, le complicazioni ereditate e quelle odierne non sono certamente di aiuto. Il rischio è che tutto finisca in un dibattito che frulla tanti ingredienti: politici, sociali, culturali, mediatici, con sentimenti collettivi, producendo una poltiglia insapore e amara nella migliore delle ipotesi o disgustosa e velenosa nella peggiore.
Il libro Dall’islam in Europa all’islam europeo. La sfida dell’integrazione, a cura di Mostafa El Ayoubi e Claudio Paravati (Carocci 2018) segue un percorso diverso in una dimensione diversa e raccoglie firme prestigiose che si occupano di religione, islam, dialogo interculturale e immigrazione. Il fil rouge che attraversa tutti i contributi è la conoscenza che, da un lato colma una lacuna storica, e dall’altro permette di contrastare i pregiudizi nei confronti dell’islam. Ma la conoscenza deve essere reciproca e va accompagnata dalla comprensione che è anche l’arte e la capacità di intendere e giustificare l’Altro sul piano spirituale e sentimentale, senza cadere nella trappola dello struzzo per non vedere i problemi sul tavolo. Inoltre, l’approccio corale adottato dai curatori offre al lettore vari punti di vista e diverse chiavi di lettura sul rapporto tra l’Europa e l’islam un argomento estremamente complesso.
Il tema dell’islam in Europa tra passato e presente (Franco Cardini) viene affrontato parlando di “islam moderato”, velo, tratti che accomunano, linguaggio politicamente corretto, identità dell’islam europeo e tenendo presente che le identità sono al plurale e “per loro natura dinamiche”. Per capire i rapporti fra Oriente e Occidente (Mahmoud Salem Elsheikh) si descrive la storia degli arabi, la diffusione della lingua del Corano, l’importanza delle scienze, gli scambi culturali tra i vari mondi, per concludere che bisogna tornare all’arricchimento reciproco tra le civiltà, partendo dall’esempio della Spagna e della Sicilia.
Fondamentale la parte dedicata all’islam nello spazio pubblico italiano (Stefano Allievi), che offre al lettore un panorama ricco di dati sull’islam italiano, delle sue specificità, tra cui la stabilità, la continuità, la pluralità, la frammentazione, la divisione e la dispersione nel territorio. Importante il riconoscimento dei problemi, da affrontare «senza pudori politically correct», ma con l’intenzione di risolverli. Il quadro viene completato dalle ultime statistiche disponibili sulle minoranze religiose in Italia (Massimo Introvigne e Pier Luigi Zoccatelli)
Parlare dell’islam e non toccare la questione dell’integrazione degli immigrati (Maurizio Ambrosini) è impossibile. Dopo la descrizione dei modelli nazionali di integrazione civica – versione attuale di un concetto molto usato – si passa all’integrazione come processo, e al razzismo di oggi, che «ha poco a che fare con la questione razziale in sé e con il vecchio razzismo pseudoscientifico», ma è più legato al differenzialismo culturale.
La conoscenza dell’esperienza religiosa e delle fedi potrebbe essere un modo per sostenere l’islam in Europa (Francesca Cadeddu) e questo si potrebbe realizzare rendendo sistemici lo studio, l’insegnamento e l’alfabetizzazione religiosa. E qui entra in gioco il concetto di libertà religiosa e laicità (Elena Bein Ricco); il primo coincide con il diritto soggettivo alla scelta autonoma in materia di fede, quindi libertà per le persone di identificarsi con le fedi scelte, al di là delle comunità politiche.
Il volume Dall’islam in Europa all’islam europeo dedica uno spazio particolare all’islam “italiano” (Paolo Naso), ma nell’ambito delle relazioni tra lo Stato italiano e le confessioni religiose. Con un excursus storico molto interessante si descrive quella che viene definita “anomalia islamica”, per arrivare alla procedura di riconoscimento informale e di dialogo diretto nel quadro di una consulta per l’islam italiano. La ricostruzione delle relazioni tra le associazioni islamiche e le istituzioni italiane, che hanno subìto spesso frenate e accelerazioni negli ultimi anni, è davvero stimolante e utile al lettore. Da questo dossier si comprende che il canale di comunicazione con il mondo islamico è stato mantenuto, che le istituzioni italiane hanno scelto il confronto per contrastare il radicalismo islamista e che esistono spazi di processi unitari per le varie rappresentanze dell’islam in Italia.
Ma il riconoscimento dell’islam in Europa passa anche dalla via estetica delle moschee? Per rispondere a questa domanda (Enzo Pace), si parte dalla constatazione delle costruzioni di moschee in Europa, che sono sempre più presenti nello spazio urbano europeo. La mappatura delle moschee in Europa e in alcuni paesi europei non è una geografia completa dei luoghi sacri, ma si tratta comunque di un tentativo serio, senza dimenticare che tale presenza ha costituito motivo di feroci polemiche di carattere ideologico e politico.
Non solo gli edifici di culto, ma anche i dati statistici dimostrano che i mussulmani costituiscono un elemento importante della demografia europea e che tale presenza è una realtà di fatto, ormai irreversibile. Il tema sui musulmani e l’integrazione (Karim Hannachi) parte da questa costatazione, a prima vista banale, e continua con l’appartenenza identitaria. L’islam europeo è un “processo in divenire, un fenomeno complesso, disomogeneo, multiforme, dall’esito imprevedibile a causa della molteplicità delle variabili”.
È davanti agli occhi di tutti che l’islam è estremamente presente nei media, rappresentato spesso come un unicum monolitico, e non nelle sue sfaccettature innumerevoli. Infatti, il tema dell’slam, tra realtà e percezione (Karima Moual) non viene trascurato. Anzi, si registra l’allontanamento della realtà dei fatti, lasciando il posto alla percezione negativa. Da qui lo sdoganamento della volgarità, dell’odio e dell’islamofobia, la creazione di stereotipi, come quello dell’homo islamicus, e le manipolazioni nella rappresentazione mediatica. Il problema è che l’ossessione mediatica nei confronti di questo tema non consente la vera conoscenza della complessità islamica.
Nel libro non poteva certamente mancare l’attenzione al velo, che tra obblighi e divieti pone una domanda inevitabile sulla libertà delle donne (Marisa Iannucci). Ovviamente, sembra un argomento semplice, ma il velo islamico è un tema complesso che va inserito nel contesto religioso, quindi nella sua dimensione storica, sociale e culturale, con il conseguente cambiamento del proprio significato. Il volume ospita riferimenti interessanti di carattere storico e religioso sul velo, ma anche una riflessione sulla discriminazione legata al velo in seguito ad una narrazione negativa dell’islam, così come sulla libertà di scelta delle donne.
Molto attuale il tema dell’islam nelle carceri italiane (Khalid Rhazzali), dove convivono da tempo persone differenziate dal punto di vista religioso. Lo sforzo di descrivere la realtà delle carceri in merito alla presenza mussulmana, le caratteristiche dell’islam nei detenuti, la religiosità, gli spazi e i tempi della pratica religiosa, è davvero lodevole, così come l’esposizione degli sforzi contro le attività di radicalizzazione e reclutamento di detenuti a favore del terrorismo.
A questo punto era funzionale un quadro generale sui musulmani d’Europa che si trovano tra radicalizzazione e islamofobia (Mostafa El Ayoubi). È vero che l’Europa ha dovuto affrontare una serie di terribili attacchi terroristici di matrice jihadista, così com’è vero che la discussione si sposta sull’immigrazione e sulla sicurezza. Visto che gran parte degli attentati sono stati compiuti da giovani mussulmani nati in Europa, il volume riflette sulla dimensione sociologica e sui canali di radicalizzazione, nonché sul terrorismo. Dall’altra parte c’è un dilagare dell’islamofobia e le sue varie forme. Tuttavia, bisogna ammettere che l’approccio securitario adottato dopo l’attentato delle Torri gemelle non ha funzionato. È necessario adottare un approccio geopolitico win win nei confronti del mondo mussulmano e un modello inclusivo nei confronti dei cittadini di fede islamica, valorizzando diritti e doveri e favorendo la convivenza e la pace sociale.
Pur comprendendo l’obiettivo del volume, orientato più verso i temi dell’islam e dell’integrazione, sarebbe stato interessante leggere tra i vari contributi preziosi del volume, un articolo dedicato alla presenza mussulmana nei Balcani occidentali e le loro caratteristiche, perché si tratta di paesi che fanno pienamente parte dell’Europa sebbene non siano nell’Unione Europea. Ma probabilmente questa annotazione nasce da sensibilità di carattere personale.
Tuttavia, il libro Dall’islam in Europa all’islam europeo. La sfida dell’integrazione, a cura di Mostafa El Ayoubi e Claudio Paravati si presenta completo, attuale e molto stimolante per chi vuole conoscere i vari aspetti dell’islam in Europa, con un titolo significativo e indicativo nello stesso tempo. Il valore del libro sta proprio nel processo di conoscenza che innesca con le sue riflessioni approfondite, evidentemente in controcorrente alla superficialità odierna, ma senza trascurare le varie proposte per trovare una via di uscita dalla situazione attuale È superfluo ricordare che si tratta del futuro della nostra società.