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Così ci rubano diritti e lavoro

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Matteo Iannitti

Da anni a Catania gira voce che è inutile denunciare il lavoro nero all’ispettorato del lavoro, perché tanto ai titolari delle attività non li toccano, per via delle loro amicizie importanti. Si dice che funziona così: una volta presentata la denuncia di lavoro nero, di contratto non rispettato, di condizioni di lavoro inaccettabili e illegali, l’imprenditore contatta l’amico, politico o funzionario che sia. L’ispettorato allora avverte dell’ispezione il titolare che corre ai ripari, oppure i funzionari archiviano la pratica senza alcuna motivazione, o nascondono i fascicoli, o attendono i tempi della prescrizione.

Voci fondate, cose vere. Almeno fino a ieri, quando la magistratura e la Guardia di Finanza hanno arrestato il Direttore dell’Ispettorato del Lavoro, una funzionaria e due politici attivi nel corrompere i funzionari.

La Dottoressa Trovato, responsabile dell’ufficio legale dell’Ispettorato territoriale del lavoro, secondo la magistratura, si sarebbe fatta regalare delle belle piante dai vivai Emmanuele in cambio dell’insabbiamento di alcune denunce per le condizioni di lavoro nei lidi gestiti proprio dalla famiglia Emmanuele.

Il Deputato regionale Marco Forzese, amico del Direttore dell’Ispettorato del lavoro Domenico Amich, secondo la magistratura, dentro gli uffici dell’ispettorato si muoveva con disinvoltura. Al direttore chiedeva favori, in cambio prometteva avanzamenti di carriera e buone parole con chi governa. C’è un video della Guardia di Finanza che riprende l’onorevole Forzese prelevare il fascicolo di una sanzione dalla scrivania del Direttore Amich per infilarlo nella giacca di un altro amico, l’imprenditore di Castel di Iudica Salvatore Calderaro, grande elettore di Forzese.
Gli uffici diranno di avere perso la pratica, che la sanzione di seimila euro a Calderaro non è più esigibile, che nessun lavoratore avrà giustizia. Le fiamme gialle troveranno la carpetta durante la perquisizione a casa di Calderaro.

Adesso gli uffici dell’Ispettorato del Lavoro di Catania sono sottosopra, la Guardia di Finanza ha sequestrato centinaia di fascicoli e gli arresti delle ultime ore potrebbero non essere che la punta di un enorme iceberg. Il sistema corruttivo era infatti consolidato e potrebbe aver coinvolto migliaia di lavoratori che hanno visto rigettare, scomparire, prescrivere le loro segnalazioni negli ultimi anni.

Adesso tocca a noi. Siamo tante e tanti a lavorare non avendo un contratto, senza un giorno di ferie, senza un giorno di malattia, con paghe di due o tre euro l’ora. Lavoriamo per datori di lavoro senza scrupoli, intenti solo ad accaparrarsi più soldi possibile a fine giornata. Lavoriamo con il costante ricatto che se si stancheranno di noi, se commetteremo un piccolo errore, se alzeremo la voce per reclamare il nostro sacrosanto diritto alla dignità, allora il titolare ci indicherà la porta e assumerà qualcun altro.

Ci avevano raccontato che era inutile denunciare ma adesso può cambiare tutto. Vogliamo essere pagati il giusto, vogliamo un contratto, vogliamo le ferie, vogliamo i giorni di malattia. Esigiamo che lo Stato e le Istituzioni stiano dalla nostra parte.

Venerdì 11 maggio saremo in piazza a Catania, per denunciare il lavoro nero e riprenderci i nostri diritti.

Da isiciliani


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