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Minori e giustizia: diminuiscono reati e ingressi, ma imputazioni più gravi

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Furti e reati contro la persona le tipologie più diffuse. Il Capo Dipartimento, Gemma Tuccillo: “Coinvolgere famiglie, istituzioni e comunità non solo nel momento del recupero ma prima, quando le personalità in evoluzione sono esposte al rischio di scelte sbagliate”

ROMA – Minori e giustizia: diminuiscono i reati e gli ingressi nel circuito penale ma si aggravano le imputazioni. Furti e reati contro la persona tra le tipologie più diffuse in una realtà prevalentemente maschile, in cui le ragazze sono soprattutto di nazionalità straniera e provengono dai Paesi dell’area dell’ex Jugoslavia e dalla Romania, mentre negli ultimi anni, alle nazionalità tipiche della criminalità minorile (Marocco, Romania, Albania e Paesi dell’ex Jugoslavia), tutt’ora prevalenti, se ne sono affiancate altre che hanno contribuito a rendere più complesso il quadro generale.
Dai dati di flusso del 2017 del Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità, risulta che i minorenni e i giovani adulti in carico agli Uffici di servizio sociale sono stati 20.466: il 35 per cento dei quali preso in carico per la prima volta nel corso dell’anno ed il restante 65 nei periodi precedenti. Il numero complessivo dei soggetti è risultato in aumento nel 2015 e nel 2016 (+2 e +6 per cento rispetto all’anno precedente), mentre nell’ultimo anno è stata registrata una diminuzione del 6 per cento.
Ma come si traducono questi numeri nella gestione quotidiana della giustizia minorile? Il Capo Dipartimento, Gemma Tuccillo, analizza i dati per Redattore Sociale.

Sono 13.346, per un terzo stranieri, i minori e i giovani adulti in carico ai Servizi della Giustizia minorile al 15 febbraio 2018. Come si colloca questo dato rispetto all’andamento degli anni precedenti? “Nel complesso – risponde Gemma Tuccillo – si può osservare che a fronte di una leggera diminuzione dei reati e conseguentemente degli ingressi nel circuito penale, si registra una differenza, seppur ancora molto lieve, nelle tipologie di reato che si connotano per maggiore gravità delle imputazioni. Non può dunque parlarsi oggettivamente di un aumento della delinquenza minorile quanto piuttosto di una maggiore ‘disinvoltura’ con cui i giovani pongono in essere condotte devianti anche molto gravi.
Questo impone una riflessione approfondita sulle modalità trattamentali, sui programmi di reinserimento, sulla imprescindibilità di coinvolgere famiglie, istituzioni e comunità non solo nel momento del recupero ma prima, nel momento in cui le personalità in evoluzione sono esposte al rischio di scelte sbagliate, troppo spesso per assenza di validi modelli di riferimento o di concrete alternative”.

Per quanto riguarda i Servizi minorili residenziali, i dati registrano 1.275 ingressi nei Centri di prima accoglienza, 1.837 nelle Comunità, 1.837 collocamenti e 936 presenti in media ogni giorno. Negli Istituti penali per i minorenni: 1.057 ingressi (939 maschi e 118 femmine, per la metà stranieri) e 464 detenuti presenti in media ogni giorno.
Prosegue la diminuzione degli ingressi nei Centri di prima accoglienza (nel 2017 -8 per cento rispetto all’anno precedente), mentre i collocamenti in comunità disposti nel 2017 (escludendo i trasferimenti tra le comunità) aumentano dell’1 per cento rispetto al 2016 con una presenza media giornaliera che segna un + 9 per cento. In diminuzione anche i detenuti negli Istituti penali per minorenni: rispetto al 2016 gli ingressi sono diminuiti del 7 per cento e la presenza media giornaliera del 2.

Minori e criminalità organizzata. Recenti orientamenti della procura nazionale antimafia prediligono l’allontanamento dei minori dalle famiglie di origine. Come si coniuga questa necessità con le politiche del dipartimento che tendono a sostenere i legami familiari, considerati primo punto di forza per il reinserimento dei giovani? “Su questo tema – sottolinea il Capo Dipartimento – ritengo anzitutto importante non generalizzare e mai prescindere dalla valutazione del caso concreto cui far corrispondere interventi individualizzati. Del resto interventi limitativi della responsabilità genitoriali sono indispensabili anche in riferimento a contesti particolarmente degradati o di criminalità comune”.

Tipologie di reato. I minori dell’area penale sono coinvolti prevalentemente nei reati contro il patrimonio (45 per cento nel 2017) e si tratta prevalentemente di:

  • Furti (circa un quarto del totale con un 23,4 per cento nel 2017, 23,1 nel 2016, 24,1 nel 2012)
  • rapine (9,4 per cento del totale dei reati del 2017, 9,2 nel 2016, 9,7 del 2012)
  • ricettazioni (5,3 per cento nel 2017, 5,5 nel 2016, 4,8 nel 2012)
  • danni (4.3 per cento nel 2017, 4,5 nel 2016, 4,8 nel 2012)
  • estorsioni (2 per cento nel 2017, 1,9 nel 2016, 1,9 nel 2012).

La seconda categoria da considerare è quella dei reati contro la persona, che complessivamente raccoglie il 24,3 per cento del 2017 (24,7 nel 2016, 25,4 nel 2012). Si distinguono per frequenza:

  • le lesioni personali volontarie (10 per cento del totale dei reati del 2017, così come nel 2016 e nel 2012)
  • le minacce (3,7 per cento nel 2017, 3,8 nel 2016)
  • le violenze sessuali (1,8 per cento nel 2017, 1,7 nel 2016, 2,1 nel 2012)
  • le percosse (1,3 per cento nel 2017, 1,2 nel 2016, 1,1 nel 2012)
  • le risse (1 per cento nel 2017, 1 nel 2016, 1,3 nel 2012).

Il Dipartimento completa l’analisi delle tipologie di reato in cui sono prevalentemente coinvolti i minorenni prendendo in esame:

  • le violazioni legate alle sostanze stupefacenti, costituite prevalentemente dal reato di produzione, traffico e detenzione illecita (10,7 nel 2017, 9,7% nel 2016, 9% nel 2012)
  • i reati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale (4,7 per cento nel 2017, 4,5 nel 2016, 3,4 nel 2012)
  • i delitti e contravvenzioni in materia di armi (5,1 per cento nel 2017, 4,9 nel 2016, 4,7 nel 2012).

Il ruolo della società civile nella delicata opera di reinserimento: un bilancio delle attività del dipartimento impegnato a fornire sempre maggiori occasioni di incontro tra enti, associazioni e federazioni e le persone in esecuzione penale esterna o i minori.
“Istruzione, avviamento al lavoro, sport, teatro, e progetti di inclusione sociale – spiega ancora Gemma Tuccillo – sono certamente i punti di forza del Dipartimento per la prevenzione, in uno con lo studio approfondito delle dinamiche che inducono alla devianza e dei fenomeni più ricorrenti, quali ad esempio, il bullismo, il cyber bullismo, le cosiddette ‘baby gang’, con il coinvolgimento del nucleo familiare, dei servizi territoriali e della società civile ed in costante dialogo con la magistratura minorile”.

Un riforma al palo? Infine, un commento sulla riforma del sistema penitenziario che rischia di restare al palo nell’ultimo metro, dopo un percorso travagliato che ha visto anche il coinvolgimento della società civile, con gli Stati generali sull’esecuzione penale. “Auspico – sottolinea il Capo Dipartimento – che possano essere rivalutati i decreti attuativi della delega in materia di ordinamento penitenziario poiché ricchi di importanti novità specie in materia di vita detentiva, misure alternative, giustizia riparativa, e finalmente propositivi di un ordinamento penitenziario minorile da sempre atteso”. (Teresa Valiani)

Da redattoresociale


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