È ripreso nell’aula del penitenziario di Silivri, non lontano da Istanbul, il processo che ha come imputati 11 giornalisti e altri 7 fra dirigenti e impiegati del quotidiano Cumhuriyet. Al termine dell’ultima udienza, il 9 marzo scorso, i giudici avevano disposto la scarcerazione del direttore Murat Sabuncu e del giornalista d’inchiesta Ahmet Sik. A presentarsi in udienza da detenuto, dopo 541 giorni di detenzione, è invece il presidente del Consiglio direttivo del giornale Akin Atalay, mentre alcuni altri giornalisti e lavoratori del quotidiano erano stati rimessi in libertà nel corso delle precedenti udienze.
Imputato numero uno, che sarà giudicato in contumacia, l’ex direttore del quotidiano di opposizione, Can Dundar, da mesi in Germania. Dundar rischia una condanna dai 7 anni e mezzo ai 15 anni, alla pari del direttore che ne ha preso il posto, Murat Sabuncu e dei membri del Consiglio direttivo Kadri Gursel, Aydin Engin, Bulent Yener e Gunseli Ozaltay accusati di ‘sostegno ad organizzazione terroristica senza esserne membri’.
Secondo l’accusa vi sarebbe infatti un legame tra i giornalisti e Fetullah Gulen, imam e finanziere residente negli Usa considerato la mente del fallito golpe del 15 luglio 2016. Il pubblico ministero ha chiesto pene tra gli 11 e i 43 anni di reclusione per l’amministratore delegato Akin Atalay e per i dirigenti Orhan Erinc e Onder Celik. Chieste condanne tra i 9 e i 29 anni di carcere per il giornalista Bulent Utku, il vignettista Musa Kart, Hakan Karasinir, Mustafa Kemal Gungor e il giornalista Hikmet Aslan Cetinkaya sulla base sempre delle medesime accuse.
Il procuratore ha inoltre chiesto condanne tra i sette anni e mezzo e i 15 anni per il giornalista Ahmet Sik, già in carcere nel 2010 per un libro contro Gulen quando quest’ultimo era alleato del governo, e ora alla sbarra con l’accusa di ‘aver dato sostegno ed essere membro dell’organizzazione separatista curda del Pkk e del gruppo terroristico di estrema sinistra Dhkp/C’.
Una folla composta da semplici cittadini, deputati dell’opposizione, giornalisti, attivisti e operatori nel campo dei diritti umani si è radunata fuori dal carcere per dare sostegno e solidarietà agli imputati. Tra questi anche la giornalista italiana Antonella Napoli, componente dell’ufficio di presidenza di Articolo 21, che da anni segue le vicende turche ed è la promotrice in Italia della campagna Free Turkey Media.
Napoli sarà in aula per tutte le udienze di fino alla sentenza prevista per il 27 aprile.
Ad oggi sono 165 i giornalisti in carcere accusati, a vario titolo, di sostegno ad organizzazioni terroristiche.