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Nicaragua. Canali tv oscurati e giornalisti minacciati e aggrediti

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Riportato, in parte, dai media internazionali, ciò che sta succedendo in queste ore in Nicaragua è censurato dalla stampa nazionale. La maggior parte degli organi d’informazione nicaraguensi dipendono infatti direttamente dal Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN), cioè dal partito dell’attuale presidente Daniel Ortega. Alcuni canali televisivi sono stati oscurati e numerosi giornalisti di media indipendenti sono stati minacciati e aggrediti.

Il 19 aprile le trasmissioni televisive sono state interrotte per ordine presidenziale e un fotoreporter violentemente aggredito durante le proteste. I canali televisivi che hanno trasmesso in diretta gli scontri di giovedì, tra i quali 100% Noticias, Canal 12, 23 e 51 (quest’ultimo dei Vescovi della Conferenza episcopale del Nicaragua) sono stati oscurati: “In chiara violazione della libertà di stampa, il presidente Daniel Ortega attraverso Telcor (cioè il regolatore delle telecomunicazioni) ha ordinato a tutte le compagnie via cavo di interrompere le trasmissioni. Non abbiamo paura!”, ha scritto su Facebook il direttore di 100% Noticias Miguel Mora, che, rimanendo attivo sui social network, ha inoltre denunciato gli abusi compiuti dalla polizia ai danni dei reporter che seguivano le manifestazioni.

I giornalisti di Canal 2 Dino Andino e Arnulfo Peralta hanno entrambi rassegnato le dimissioni: “La mia coscienza di cittadino e giornalista mi obbliga a condannare la violenza che ancora una volta macchia di sangue le nostre strade – ha scritto su Facebook Andino – Condanno i codardi atti di aggressione ai miei colleghi giornalisti di 100% Noticias e altri media, loro rivolti solo per aver esercitato il diritto di informare. La mia posizione sul tema non è mai stata politica e, anche in passato, ho condannato simili azioni contro cameraman e reporter. Nemmeno questa volta rimarrò in silenzio”. “Noi giornalisti siamo stati minacciati e fisicamente aggrediti – ha dichiarato a Voz de América Anibal Toruño, direttore di Radio Darìo, la cui sede in Leòn è stata incendiata ieri sera dai militanti sandinisti – Siamo disposti a morire per la libertà di stampa e di espressione, per i principi democratici, per la verità e per il nostro paese”.

Il mezzo di comunicazione più efficace rimangono così Facebook e, in generale, i Social Network, dov’è per forza di cose possibile uno scambio di notizie e informazioni, correlate tra l’altro da video ripresi durante gli scontri. Tuttavia, l’account ufficiale di Polìtica 505 (il media digitale che le scorse settimane aveva accusato di corruzione il governo Ortega diffondendo anche i nomi e i cognomi dei coinvolti o presunti tali) è stato chiuso. Stando a quanto dichiarato dalla First lady e vice presidente Rosario Murillo, il Governo avrebbe scelto di “censurare Internet e i Social Network per garantire la sicurezza e la pace delle famiglie” perché “preoccupato per le notizie false” che vi circolano.

Da Washington, il Dipartimento di Stato ha denunciato le recenti violenze attuate contro dimostranti e giornalisti, sollecitando il Governo di Ortega a rispettare il diritto di manifestare e la libertà di stampa ed esprimendo “profonda preoccupazione per la chiusura di più canali di notizie voluta per reprimere le manifestazioni e coprire le ragioni della protesta”.

 

Cosa sta succedendo in Nicaragua

Il recente decreto emanato dal Presidente Daniel Ortega si somma agli “anni di richieste insoddisfatte” e alla “crescente repressione e censura nei confronti dei gruppi dissidenti”, ha spiegato Manuel Orozco, membro dell’Inter-American Dialogue di Washington. In campo, quindi, non solo il pacchetto di riforme, ma anche la violazione dei diritti civili, la violenza della polizia, la corruzione del governo, l’accentramento dei poteri e la censura degli organi di stampa. Attraverso un decreto, il presidente Daniel Ortega – eletto nel 2006 ed accusato di aver apportato importanti cambiamenti costituzionali, incluso il suo diritto a servire più di due mandati come presidente – ha emanato nuove misure per porre rimedio alla bancarotta dell’INSS (l’Istituto per la Sicurezza Sociale del Nicaragua). Il decreto, con validità immediata, prevede una tassazione del 5% sulle pensioni di invalidità e di vecchiaia e un aumento dei contributi versati sia dai dipendenti che dai datori di lavoro.

Il 18 di aprile, invalidi, anziani e pensionati sono scesi nelle strade della capitale per una protesta pacifica. Il governo ha risposto schierando militanti sandinisti pro-governativi per intimidire e reprimere i manifestanti. Durante le proteste, i membri della Juventud Sandinista (JS) – protetti dalla polizia nazionale – sono stati filmati mentre aggredivano i dimostranti. Molti anziani e pensionati sono rimasti feriti. Il Governo ha tuttavia difeso i militanti sandinisti parlando di “legittima difesa”.

Il 19 aprile, gli studenti universitari dell’UCA, UPOLI, UNI, UNA si sono uniti in protesta alla repressione. Con l’appoggio della polizia, i militanti della JS hanno aggredito gli studenti. Il Governo ha imposto l’interruzione delle trasmissioni e l’oscuramento dei canali via cavo che trasmettevano gli scontri in diretta. Il bilancio è stato di decine di feriti e 3 morti, tra i quali un agente della polizia, un impiegato commerciale e un 17enne.

Nella giornata di ieri, venerdì 20 aprile, le proteste si sono allargate in tutto il paese, coinvolgendo le principali città e municipalità del Nicaragua, tra le quali León ed Estelì, roccaforti del FSLN, Masaya, Matagalpa, Jinotega e Bluefields, sulla costa atlantica. Gli scontri tra polizia e gruppi sandinisti pro-governativi da una parte e manifestanti dall’altra sono continuati per l’intera giornata. Alle 21.00 i militanti sandinisti hanno appiccato fuoco alla sede di Radio Darìo, in León, radio indipendente con 69 anni di servizio. In supporto alla polizia nazionale e ai gruppi sandinisti, il Governo ha schierato truppe dell’esercito. Il bilancio delle vittime – diffuso in serata dalla vice presidente Rosario Murillo – è di 10 persone, tra le quali figura anche un ragazzo di 15anni.

I manifestanti chiedono:

Revoca del decreto di riforma per pensioni e contributi.
Cessazione delle violenze e dei soprusi attuati dalla polizia e dai gruppi sandinisti filo-governativi.
Dimissioni immediate del capo della Polizia Nazionale Aminta Granera.
Dimissioni immediate del presidente Daniel Ortega e di sua moglie, la vicepresidente Rosario Murillo, entrambi accusati di corruzione istituzionale, nepotismo, abuso di autorità e ritenuti responsabili del recente incendio appiccato nella riserva naturale dell’Indio-Maìz.

Murillo ha annunciato il ripristino di un tavolo per le trattative, ma con il movimento contadino anti-canale che sta in queste ore spostandosi verso la capitale in solidarietà ai manifestanti, si teme un’ulteriore escalation di violenze.


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