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Da Portella al Quirinale. Due uomini e due muli

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“Quando a Portella delle Ginestre capirono che volevamo arrivare a Roma a dorso di mulo, un signore ci disse: ma non facevate prima a comprare una motocicletta?” Mirco, sorride. E’ tardo pomeriggio e sono appena stati ricevuti al Quirinale con tanto di onori e un intero palazzo mobilitato a riceverli come quando arriva una delegazione straniera.

“Missione compiuta” aggiunge, la faccia stanca ma serena. A Napolitano hanno consegnato migliaia di “pizzini” i messaggi raccolti lungo il tragitto, messaggi di sindaci, associazioni, allevatori, pescatori, contadini, immigrati…
Eccola, sta lì, in quella faccia stanca ma pulita, la scommessa vinta lanciata tra una birra e l’altra al tavolo di un bar: “ Perchè non andiamo a Roma con i muli?”
A lanciarla è Federico reduce dall’esperienza dell’anno precedente, quando a dorso di mulo aveva battuto le piazze siciliane da Cinisi fino a Portella per parlare del referendum e spiegare alla gente l’importanza della vittoria del si. “ Signora, lei vuole fare la ‘ddoccia’ con le bottiglie di acqua minerale?” così diceva e la gente incuriosita da “un pazzo” e dal suo mulo lo stava a sentire.

Allora perchè no? Perchè non provare a percorrere non solo tutta la Sicilia, ma dalla Sicilia la Calabria e poi la Basilicata e la Campania fino a Roma, fino alla più alta carica dello Stato per portare un messaggio di speranza, un messaggio che parla di antimafia ed ecologia e che più semplicemente è la voce della gente comune, quella che dai Palazzi è sempre troppo lontana. Quattro mesi di preparazione per un percorso studiato sulle mappe delle vecchie ippovie ormai in disuso “ un modo per liberarle dalla speculazione edilizia- dicono Mirco e Federico- e restituirle simbolicamente alla collettività anche in prospettiva di un modello economico e produttivo diverso”…
Viaggio attraverso i comuni a vocazione mafiosa in Sicilia, parchi naturali come quello delle Nebrodi e delle Madonie, fino alla Valle del Noce in Basilicata, al Museo di Joe Petrosino a Padula… su, su fino a Roma.
“Come i politici vanno a cercare voti casa per casa, noi siamo andati a cercare il consenso stalla per stalla, campo per campo, per raccontare un’Italia diversa, fatta di gente umile, che lavora…” La racconta così Federico, l’anima poetica dei due, dice di se stesso.

Quando gli chiedo cosa ci fosse in quei messaggi… “Di tutto- mi rispondono- dalla richiesta di un nuovo asilo perchè quello che c’è non è più in buone condizioni, a un ‘ti voglio bene presidente’…”
Il tramonto cala lentamente, e Giovanni e Paola, i due muli, godono il loro meritato riposo,  dopo aver affrontato il traffico romano di un primo pomeriggio di luglio.
Giovanni e Paola come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino “ testardi e forti esattamente come loro, non potevano che essere due muli a portare un messaggio del genere.”
Muli che a loro insaputa, sono diventati una sorta di “cavallo di troia” e non per vincere una battaglia, ma solo per aprire le porte della diffidenza. “Siamo stati accolti dovunque con curiosità e grande generosità, la gente ci offriva da bere per strada e ci stava a sentire, il fatto di stare a cavallo in qualche modo ci avvicinava.”

Le immagini si affastellano e si fondono con i colori dell’estate, le 71 albe e i 71 tramonti, i volti che passano e quelli che rimangono… Come Bibino per esempio.
“Bibino non potrò mai dimenticarlo”Racconta Mirco. “Stavamo a Monte Cassino e a un certo punto incontriamo questo pastore che viveva da solo con le sue quattro pecore. Una persona poverissima, senza niente eppure quella sera  ha preteso che dividessimo la sua cena. Ha cucinato un piatto di pasta, orribile, devo ammetterlo, e ha diviso con noi un tozzo di pane… il suo tozzo di pane duro per tre. E com’era contento quando gli abbiamo detto che ci saremmo fermati a cenare con lui.”
E poi ci sono le persone che in questo viaggio ci hanno creduto, lo hanno sostenuto e appoggiato, anche logisticamente, sin dal principio.
Come i due allevatori che gratuitamente si sono occupati del trasporto dalla Sicilia fino in Calabria di muli e padroni, e Achille, presidente dell’associazione mulattieri campani. “ Lui è stato uno di quelli che ci ha creduto da subito nel progetto… lungo la strada, dove poteva, ci ha fatto trovare da mangiare per i muli…” Ricorda ancora, capelli spettinati e occhi rivolti al cielo.
Tante tappe, altrettante storie: “Ci siamo fermati a Rosarno, poi Lamezia e Cassino dove abbiamo preso parte alle proteste contro la chiusura del tribunale…”

Per Federico l’agricoltura nel sud Italia non ha la faccia dello sfruttamento, ma quella delle famiglie di rumeni che hanno in gestione un’intera fattoria, stipendio vitto e alloggio per provvedere alla cura della terra e degli animali o quella degli indiani che lavorano negli allevamenti di bufale dove la loro manodopera è indispensabile e anche Rosarno ha più la faccia di Equosud che quella della manodopera pagata a nero… “Sfruttamento degli stranieri? Non più di quanto vengano sfruttati i lavoratori italiani nello stesso settore.” Dice convinto. “ Questo è quello che ho visto: piccoli allevatori spremuti dalla filiera alimentare, gente che se si perde un vitello va in giro a cercarlo anche tutta la notte, perchè quel vitello rappresenta il sostentamento della famiglia e verrà pagato pochi spiccioli per finire sulle nostre tavole…”

Se chiedi a Federico e Mirco se un altro Sud è possibile, ti risponderanno di si. Magari sudati, stanchi, sporchi. Risponderanno di si perchè un altro sud, vero, autentico, lo hanno toccato con mano, lo hanno incontrato e guardato negli occhi giorno dopo giorno, per 71 giorni attraversati a dorso di mulo da Portella della Ginestra fino al Quirinale.
I muli si sa sono testardi, ma i siciliani non sono certo da meno.

“Un mulo cadde con il ventre all’aria. A una bambina, all’improvviso, la piccola mascella si arrossò di sangue. Era il primo maggio 1947. La strage di Portella della Ginestra”

Il progetto Ecomulo nasce da un’idea di Federico Price Bruno, eco-designer di Cinisi, militante della Casa della memoria di Peppino Impastato e si concretizza lo scorso anno in vista del referendum. Ecomulo 2 è invece il viaggio da Portella delle Ginestre a Roma ( 1 maggio-12 luglio) in compagnia di Mirco Adamo, musicista e agricoltore di Palermo… “non… solo un messaggio di protesta: Eco Mulo è un progetto attivo, nella volontà di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle politiche eco-sostenibli, per una rivalutazione dei piccoli centri rurali…”  Fonte http://ecomulo.blogspot.it/
Il progetto seguito dal filmaker Cristian Carmosino potrebbe a breve diventare un film.

*tratto da I Siciliani giovani luglio-agosto 2012- Scarica il numero integrale in pdf


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