Si tratta di una serie di intercettazioni del 2012, provenienti dalla Procura di Firenze, in cui alcuni cittadini somali residenti in Italia parlano della morte della giornalista e dell’operatore del T3g assassinati a Mogadiscio il 20 marzo del 1994. L’incartamento fa parte di un’inchiesta su un traffico di camion dismessi dell’esercito italiano verso la Somalia.
Il gip Andrea Fanelli, alla luce di questa novità e dei documenti depositati dai legali della famiglia Alpi, ha aggiornato il procedimento al prossimo 8 giugno. Nel frattempo, i nuovi atti saranno esaminati dal Procuratore Giuseppe Pignatone e dal pm Mariarosaria Guglielmi.
«Prendo atto che oggi la Procura di Roma ha prodotto una nuova documentazione su questa vicenda. Non voglio fare alcun commento, perché mi sono illusa troppe volte», ha detto la mamma di Ilaria Alpi, Luciana, lasciando il tribunale dopo l’udienza davanti al gip che era chiamato a discutere la richiesta di archiviazione.
«Il giudice ha fissato una nuova udienza – ha concluso – per la discussione e noi faremo di tutto perché questa inchiesta non finisca in archivio. Da troppo tempo siamo in attesa di una verità che non arriva. Andiamo avanti, anche se sono stanca».
Mentre in aula si discuteva se archiviare o meno le indagini, all’estero del tribunale i rappresentanti dei giornalisti italiani chiedevano di non lasciar cadere nell’oblio la vicenda di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, manifestando al presidio promosso da Federazione nazionale della Stampa italiana, Ordine dei giornalisti, Usigrai, Cdr del Tg3, associazione Articolo21 e rete NoBavaglio.
«Qualunque cosa deciderà il giudice, noi non archivieremo il caso di Ilaria e Miran e anzi continueremo a cercare verità e giustizia», hanno ripetuto il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti e il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani.
Al sit-in erano presenti, fra gli altri, anche i giornalisti dell’assemblea dei Fiduciari e dei Comitati di redazione della Rai, rappresentanti di Libera e Libera Informazione, il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, il segretario del Cnog, Guido D’Ubaldo, presidente e portavoce di Articolo21, Paolo Borrometi ed Elisa Marincola, il presidente della Casagit, Daniele Cerrato, e Omar Hashi Hassan, condannato a 26 anni di reclusione (16 dei quali passati in carcere) e poi assolto nella revisione del processo svolto a Perugia.
«Sono venuto qui oggi per dare sostegno a Luciana Alpi e per avere giustizia dopo tanti anni. Luciana e il papà di Ilaria, Giorgio, mi hanno sempre aiutato e hanno sempre sostenuto la mia innocenza, fin dal primo giorno. È giusto che anche Luciana abbia giustizia e io voglio essere al suo fianco», ha detto Hassan.