Né bavagli, né omissioni, non dolose ma neanche colpose. Non ci sarà mai una buona legge che giustifichi il silenzio stampa (neppure come conseguenza colposa di spauracchi di legge), sulle vicende giudiziarie e sui contenuti degli atti quando siano di interesse pubblico ancorché non reati.
E non sarà per niente buona legge quella, di nuovo anticipata oggi da organi di stampa, sulle intercettazioni se conterrà misure censorie contro la stampa, multe salate e carcere per i giornalisti. Non esiste una soluzione da “bavaglio tecnico”, come ha osservato Beppe Giulietti su queste pagine, che possa essere accettata senza colpo ferire. Mastella, prima, Alfano poi hanno potuto misurare come e quanto ci sia nel Paese chi non cambia parere sui principi di fondo e sui parametri del diritto dei cittadini alla piena informazione, indifferentemente dal colore dei governi. E’ così e sarà cosi anche per il Governo tecnico che, sulla materia, sembrerebbe volersi lanciare in uno spericolato progetto, sia pure attraverso uno sforzo di comunicativo sulle priorità: “Niente legge intercettazioni, caro Pdl che la vuoi a ogni costo, se non dai il via libera al progetto di legge anticorruzione”, è il messaggio che si fa filtrare. Il paradigma di uno scambio, che è improponibile. La corruzione si combatte innanzitutto con la trasparenza, non con il silenzio stampa di Stato. Il ministro della Giustizia Severino è prudente e sa agire con senso politico, a dispetto del suo essere grande tecnico, anzi grande dottore del diritto. Rinunci a scivoloni inutili, non faccia accreditare messaggi che appaiono come disponibilità a scambi sbagliati. Sulla quella strada nel Paese non si potrà passare. Una legge sugli ascolti c’è già – è quella, se non ricordo male – firmata dall’allora Guardasigilli Piero Fassino, con consenso sostanziale anche del centro destra. Il ministro e il Governo dovrebbero sapere bene, se la esaminano a fondo quella legge. che non ne serve un’altra e che non è proprio il caso di aprire un fronte contro la stampa e i cittadini.