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Milano, quei calabresi tutti frutta e verdura

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di Marco Omizzolo

Il mercato ortofrutticolo di Milano, gestito dalla Sogemi, società controllata dal Comune al 99,99 per cento, nonostante gli arresti del 2007 e le condanne del 2008, continua a subire il condizionamento di alcuni tra i clan più potenti d’Italia.
In passato erano infatti le cosche Morabito-Palamara-Bruzzaniti ad influenzarlo grazie ad un castello societario che aveva al vertice cinque consorzi di cooperative che avevano ottenuto appalti di facchinaggio per milioni di euro da società pubbliche e private, tra le quali Poste Italiane, DHL, TNT e altre.
Oggi sono i Piromalli di Gioia Tauro a “controllare il mercato ortofrutticolo più grande del Nord Italia”, come scrivono i carabinieri del Ros, che proprio nel 2017 hanno eseguito 33 fermi tra Reggio Calabria e la Lombardia. Al vertice della cosca, Antonio Piromalli, quarantacinque anni, originario di Gioia Tauro (provincia di Reggio Calabria), ma residente da anni a Milano. Antonio, figlio dello storico boss Giuseppe Piromalli, settantadue anni, detenuto in regime di massima sicurezza a L’Aquila, è accusato di “avere il controllo del mercato ortofrutticolo di Milano attraverso la creazione di una complessa rete di imprese e l’ausilio di una serie di affiliati e fiancheggiatori, coordinati con le finalità di dominare il mercato ortofrutticolo di Milano, facendo leva sul metus mafioso esercitato dalla sua persona”.
Un’arroganza intimidatoria impartita con la sola presenza della propria persona che funziona ovunque e che ripete una metodologia mafiosa che tende a non mostrare più la pistola ma la carta di identità. Piromalli è considerato “socio occulto delle società Ortopiazzolla e Polignanese, determinandone le strategie commerciali per conseguire sempre maggiori guadagni occulti”.
Con l’aiuto dei suoi affiliati il boss riusciva a gestire anche “l’implementazione della distribuzione degli agrumi nel Nord Est” utilizzando i canali della grande distribuzione, “in particolare Ali e Bennet”. Un “radicale controllo sugli apparati imprenditoriali, nei settori immobiliare e agroalimentare, con riferimento anche al mercato ortofrutticolo di Milano”, sintentizza la procura antimafia di Reggio Calabria.
D’altro canto Milano di episodi analoghi ne ha visti diversi, come nel caso del quasi commissariamento della sua Fiera, sulla quale la mafia siciliana vicina al boss latitante Matteo Messina Denaro aveva messo le mani. Una richiesta arrivata direttamente dai pm antimafia Paolo Storari e Ilda Boccassini dopo che a luglio 2016 erano state arrestate undici persone nell’ambito di un’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose.
Protagonista dell’intera vicenda, Giuseppe Nastasi, amministratore di fatto del Consorzio Dominus, ritenuto uomo vicino a Cosa Nostra. Il consorzio in tre anni aveva fatturato 18 milioni di euro con Nolostand, società interamente controllata da Fiera spa e specializzata negli allestimenti degli eventi espositivi.
Nell’ottobre 2016 viene commissariata la parte di Fiera spa che si occupa appunto degli allestimenti: i giudici ritengono che la società non abbia “attivato adeguati ed efficaci strumenti di prevenzione per evitare contaminazioni illegali”.
Nel mercato ortofrutticolo di Milano arriva dunque la frutta e la verdura prodotta in tutta Italia e spesso commercializzata grazie a società in mano alla ‘Ndrangheta o ad altre mafie. Sarebbe auspicabile una reazione importante da parte dello Stato e non solo della magistratura perché uno dei mercati ortofrutticoli più importanti del Paese venga liberato completamente dal ricatto e dalla violenza mafiosa.

( 7 – continua)

Da mafie


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