Il suo mondo è tutto lì, in quel minuscolo “palcoscenico” dove tutte le sere si accendono le luci dei riflettori. Siamo al civico 5 di largo Cesarea, dove nel seicento c’era un Lazzaretto. Ed è da lì che da anni la padrona di casa, che vanta nel curriculum di aver lavorato con mostri sacri come… Vittorio Gassman e Carmelo Bene, tenta di propagare la sua arte ai giovani. Maria Luisa Santella dovrà attendere la prossima settimana perché il Comune di Napoli, che aveva deciso di sfrattarla per una serie di arretrati e per l’aumento del canone da 400 a 1.700 euro mensili, sblocchi la situazione di empasse in cui si trova.
Centomila euro di arretrati chiesti da Palazzo San Giacomo ad un’artista che negli anni novanta fu richiamata dall’allora sindaco Antonio Bassolino in pieno Rinascimento per ridare lustro al teatro nella città di Napoli. Fu allora che la Santella tornò nella natìa Partenope dalla lontana Australia, dove era titolare di una prestigiosa cattedra alla Academy of Performings Arts di Perth. E fu allora che, tornata a casa, le venne assegnato un locale a pochi passi da piazza Mazzini, per il quale dovette rinunciare ad un mega appartamento di 1.300 metri quadrati in Australia, dove viveva con l’attuale compagno, il pittore Michele Gentile.
Da allora è cominciato il cammino in discesa di un’icona della scena teatrale amata da Ugo Gregoretti, da Mario Martone, da Ettore Scola, da Giuseppe Bertolucci, da Gabriele Salvatores e da Pappi Corsicato. Una donna che non è solo una mattatrice del palcoscenico in senso stretto. Una donna che ebbe il merito, negli anni ottanta, di “entrare” per la prima volta a Forcella con due armi che servirebbero, sì, a sconfiggere la criminalità: la cultura e l’arte. Fu lei, l’ex moglie di Mario Santella, con cui fu tra i protagonisti del teatro di avanguardia e di sperimentazione negli anni settanta a Napoli, ad inaugurare l’ex cineteatro Biondo in via Vicaria Vecchia, teatro che diresse per alcuni anni. Perché spesso, si sa, la politica e la stessa opinione pubblica sono misogine. Perché per molti sarebbe impensabile che una donna potesse entrare laddove lo Stato non riesce (o non vuole?) entrare. La Santella, invece, lo fece.
Entrò a Forcella, roccaforte del clan Giuliano e formò gli scugnizzi all’arte del teatro. Ecco perché a Napoli si stanno mobilitando in tanti per non mandarla via da quel monolocale di 300 metri quadrati che lei occupa con uno spazio-laboratorio per i giovani, un archivio di libri, dischi, video e quadri che ha portato da un altro continente e, in buona parte, conservava ancora a casa della madre durante la sua assenza dall’Italia. «Il Comune – spiega Pino De Stasio, consigliere della II municipalità e promotore della petizione web che è stata avviata per scongiurare lo sfratto intimato all’attrice – ha chiesto arretrati pari a 100.000 euro, oltre all’aumento del canone mensile a circa 1.800 euro. Tutto questo per occupare un tugurio che la Santella ha rimesso a posto – a sue spese – sul finire degli anni novanta dopo essere stata richiamata in patria da Bassolino. Un locale che cadeva a pezzi e a cui Maria Luisa ha ridato dignità teatrale, allestendovi anche una biblioteca ed una videoteca. Ora pare sia stato trovato un accordo con l’amministrazione comunale, grazie anche all’impegno del consigliere Sandro Fucito, ma anche di tanti altri nomi eccellenti che hanno firmato la petizione che ha già superato le 600 adesioni: tra gli altri, Roberto De Simone, Enzo Moscato, Benedetto Casillo, Domenico Ciruzzi, Antonella Stefanucci, Giulio Baffi, Corrado Gabriele, Vittorio Viviani, Carlo Luglio, Armando Pugliese, Marta Herling, Roberto Del Gaudio, Antonello Cossia». «Perché anche questa – sottolinea De Stasio – è una battaglia per la legalità».