Il governatore si scaglia contro l’inchiesta sui rifiuti e prende di mira i giornalisti. «Bollare come ‘camorristiche’ e ‘squadristiche’ le inchieste giornalistiche è inaccettabile e non può essere consentito a nessuno, tantomeno a un rappresentante delle istituzioni», ribattono sindacato e Ordine.
«Le inchieste giornalistiche sono criticabili come qualsiasi altra attività intellettuale. Le parole del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, vanno però oltre il limite di qualsiasi critica e rappresentano, queste sì, mero squadrismo verbale. Bollare come ‘camorristiche’ e ‘squadristiche’ le inchieste giornalistiche è inaccettabile e non può essere consentito a nessuno, tantomeno a un rappresentante delle istituzioni. Sarebbe opportuno che anche il PD facesse sentire la propria voce. Evidentemente la salvaguardia di pacchetti di voti viene considerata meritevole di tutela più della libertà di espressione e del diritto dei cittadini ad essere informati su una vicenda inquietante come quella del traffico di rifiuti in Campania». Federazione nazionale della Stampa italiana, Sindacato unitario giornalisti Campania e Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti replicano così all’affondo, ultimo di una lunga serie, del governatore De Luca che questa volta prende di mira gli autori dell’inchiesta che sta facendo discutere la politica italiana.
«L’attacco ai colleghi di Fanpage – proseguono i rappresentanti della categoria – rientra in uno schema ormai consolidato messo in atto da tutte le forze politiche, pronte a difendere la libertà di stampa solo se le inchieste riguardano gli avversari politici e a scatenare l’inferno quando a finire nel mirino sono i loro sodali. Una situazione indegna di un Paese civile e che spiega la ragione per la quale, al di là delle dichiarazioni ufficiali, nella legislatura appena conclusa sono state fatte decadere tutte le proposte di legge dirette a cancellare il carcere per i cronisti e a contrastare le ‘querele bavaglio’. La politica, in modo assolutamente trasversale, sogna una stampa asservita e cittadini sempre meno informati da trattare come sudditi».
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