Il 2 febbraio il Sindacato nazionale dei giornalisti tunisini ha mobilitato i suoi iscritti per chiedere la fine delle minacce alla libertà di stampa e la modifica della legge che penalizza coloro che esprimono critiche nei confronti dello stato. Al centro della protesta dei giornalisti c’erano anche le parole pronunciate il 29 gennaio, nel corso di un’audizione parlamentare, dal ministro dell’Interno Lofti Brahem.
Il ministro ha reso noto che alcuni giornalisti che avevano seguito le manifestazioni di gennaio sono stati spiati e che uno di loro è stato convocato dalla polizia dopo che gli era stata intercettata una conversazione telefonica con un manifestante. Il ministro ha proseguito minacciando tutti i blogger che “mettono in dubbio l’integrità delle forze di sicurezza e ne indeboliscono la morale”.
Dopo l’audizione del ministro i profili social dei sindacati di polizia si sono riempiti di minacce e di incitamento alla violenza contro i giornalisti, i blogger e chiunque critichi l’operato delle forze di polizia.