Per la prima volta la Regione Campania approva una legge sull’editoria che riguarda i giornalisti. In precedenza norme con lo stesso nome neanche sfioravano l’argomento. È una legge di indirizzo, per l’attuazione bisognerà attendere i decreti. Sarà interessante capire come, ad esempio, verrà interpretata e applicata la legge 150/2000 per gli uffici stampa e come verranno effettivamente distribuiti i finanziamenti del fondo per il pluralismo dell’informazione, che pure è stato istituito. Insomma, un punto di partenza importante al quale si è arrivati con un proficuo dialogo con il Sindacato dei giornalisti.
Questa legge, infatti, sarebbe passata così come era stata elaborata se non avessimo colto l’attimo. Quando abbiamo saputo, grazie alla segnalazione di colleghi che in Regione ci lavorano, che la norma sarebbe andata in commissione Affari istituzionali, abbiamo chiesto di partecipare all’audizione. In quella occasione siamo stati l’unica voce fuori dal coro e abbiamo evidenziato l’esigenza di apportare delle modifiche, lo abbiamo fatto concretamente, come siamo abituati a fare, portando una serie di proposte, di emendamenti.
Abbiamo chiesto di aprire ai liberi professionisti e alle Startup, di tenere conto delle pari opportunità, abbiamo chiesto che venisse allargata la platea dei beneficiari del fondo anche ai giornali online e alla carta stampata, perché per come era stata formulata la norma dava contributi solo alle tv locali che già beneficiavano nel finanziamento pubblico. Siamo stati ascoltati. La maggioranza dei consiglieri ha accolto le nostre istanze in commissione, altre sono state accolte con ulteriori emendamenti in consiglio regionale. Così una legge che sembrava “blindata” è diventata il frutto di un confronto importante con il Sindacato unitario giornalisti della Campania. È un buon segnale. In questo Paese scalcagnato ogni tanto vince la democrazia. Andiamo avanti.