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2 anni senza Giulio Regeni. 110 piazze d’Italia si tingono di giallo per chiedere verità e giustizia

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Tante le piazze da nord a sud che si sono tinte di giallo per ricordare Giulio Regeni a due anni dall’omicidio. Migliaia le persone che hanno preso parte in oltre 110 città, in tutto il Paese, a fiaccolate silenziose esattamente alle 19.41, l’orario dell’ultimo contatto telefonico di Giulio.
E’ partito dal piazzale antistante le scuole di Fiumicello (Udine), paese natale di Giulio Regeni, la ‘Camminata dei diritti’, la marcia che ha dato il via alle iniziative in programma per chiedere Verità e giustizia per il giovane ricercatore. Ad aprire il corteo sono i bambini del Governo dei giovani del comune di Fiumicello, che hanno portato una bandiera arcobaleno. Subito dopo ha sfilato la madre di Giulio, Paola Deffendi, con la bandiera gialla riportante la scritta “Verità per Giulio Regeni”. Tanti i ragazzi e le famiglie presenti, con in una mano la fiaccola gialla, nell’altra un nastro dello stesso colore che rappresenta le libertà e i diritti, che ognuno ha conquistato o ricevuto. All’arrivo ciascun nastro è stato legato in un punto del piazzale dei tigli per rafforzare la trama del legame sociale.

Centinaia di persone sono scese in piazza a Roma, a Montecitorio. Prima del minuto di silenzio a Roma, a cui si e’ unita anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, e’ stato letto un messaggio dei genitori di Giulio: “La nostra vita e’ ormai scandita dalle date, quella della scomparsa, quella del ritrovamento e quella dell’aggiornamento delle notizie. Attendiamo che arrivi la data della verita'”.

“E’ molto triste stare qui – ha detto la presidente della Camera, Laura Boldrini, che si è unita al momento di silenzio a Piazza Montecitorio – ma c’e’ la mobilitazione “di tante associazioni”, anche per “la determinazione della famiglia Regeni che ha dimostrato un grande spessore etico in una battaglia che e’ per Giulio ma non solo per Giulio. Una battaglia che bisogna portare avanti “tutti insieme”, per “senso di giustizia” e perche’ “non si puo’ convivere con la vilta'”, ne va “dell’onore del Paese”. “Giulio poteva essere nostro figlio, il nostro figlio migliore”, ha anche detto Boldrini , osservando che l’impegno per Giulio continuerà.

Secondo Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, l’organizzazione che ha coordinato le tante iniziative in Italia ciò che occorre ora e’ “definire la catena di comando, nomi e cognomi di chi ha ordinato, di chi ha eseguito, di chi ha depistato e di chi ha condonato”. Sulle indagini finora condotte dalla magistratura egiziana, Noury esprime un giudizio nettamente negativo: “Non siamo nemmeno a metà ma dei punti fermi ci sono – spiega – Giulio è stato assassinato a causa del suo lavoro di ricerca, non per altri motivi; c’e’ una lista di nove o dieci sospettati che fanno parte degli apparati di sicurezza egiziani. Queste persone andrebbero interrogate, naturalmente per fare questo occorre la collaborazione della magistratura egiziana che finora non ha fatto la propria parte come avrebbe dovuto”. E per il portavoce di Amnesty, da parte del governo italiano “si poteva fare molto di piu’. Coinvolgendo ad esempio la comunita’ internazionale, puntando i fari sulla situazione dei diritti umani in Egitto, impedendo la vendita di armi”.

“Il vero nemico di questa situazione è  il tempo, l’oblio” afferma il presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti da Fiumicello. “Forse il governo egiziano e chi ha ucciso Giulio, conta sulla stanchezza che sopravviene quando non vedi verità e giustizia. Quindi è fondamentale non spegnere i riflettori e dare voce a tutti coloro che chiedono verità e giustizia, per tutti i Giulio e Giulie del mondo, tanto per utilizzare parole dei genitori di Regeni”.”


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