Chiudiamo un anno difficile e sofferto, e ne apriamo un altro che si annuncia altrettanto faticoso: per la libertà di stampa e, più in generale, per il diritto di esprimersi liberamente, soprattutto per il diritto di critica, sacrosanta, nei confronti dei potenti. Ma anche per l’accesso a una informazione corretta e completa. Si attende anche in Europa l’effetto domino della scelta di Trump di porre fine alla net neutrality, cioè l’accesso ai contenuti a parità di potenza della rete. Un macigno sulla via della rimozione del digital divide che pure è sulla carta uno degli obiettivi condivisi per procedere verso uno sviluppo sostenibile. E intanto dilagano fakenews, prolifera l’invettiva contro chi rifiuta la propaganda razzista e si moltiplicano gli attacchi ai cronisti che indagano su mafie, malaffare, neofascismi e populismi di ogni colore. E gli editori, invece di investire sulla qualità, tagliano in termini di costo del lavoro e di approfondimento e verifica. Un complesso di derive che, in Italia, già da tempo è amplificato dalla campagna elettorale per le politiche di marzo, ma che ha già dato i suoi frutti in paesi vicini, come l’Austria, fino a un anno fa uno degli stati più accoglienti verso i richiedenti asilo. E, su un altro fronte non meno grave, Malta, dove poco più di due mesi fa è stata uccisa con un’autobomba Daphne Caruana Galizia. Per citare solo gli ultimi eventi.
Eppure, noi di Articolo 21 abbiamo in mano strumenti validissimi per affrontare il 2018: a settembre abbiamo lanciato, con il Sacro Convento dei francescani di Assisi e con altre realtà forti, la Carta di Assisi, che ora deve raccogliere il massimo sforzo per diventare “costituzione materiale” per quanti lavorano nei media. Uno sforzo da condividere con promotrici e promotori di altre Carte fondamentali, a partire dalla Carta di Roma, più che mai attuale contro i discorsi (e le azioni) di odio contro i migranti, che riempiono il web ma anche la carta stampata. Un impegno ora condiviso anche da “ParoleOstili”, manifesto non a caso nato a Trieste, città di confine ma anche di accoglienza. E la Carta di Venezia, che chiama a riflettere sulla tragedia del femminicidio ma anche sul sessismo, talvolta quasi “naturale”, che traspare dalle parole prima che dalle azioni, in tv soprattutto ma non solo.
E questo sforzo deve irrompere nella campagna elettorale: dobbiamo lanciare un documento di impegni da far sottoscrivere ai candidati, impegni per il rispetto degli avversari, dei soggetti più esposti, ma soprattutto per riconoscere il diritto dei cittadini ad essere informati correttamente e il dovere, prima che il diritto, dei cronisti a informare e a fare anche domande scomode. Un documento che non potrà fare a meno di contenere le questioni vitali per la sopravvivenza dell’informazione libera e di qualità nel nostro paese: la norma definitiva per definire l’equo compenso anche per i giornalisti freelance e dei limiti accettabili alla precarietà del lavoro nelle redazioni; finalmente una legge per fermare le querele e le liti temerarie, e rimetter mano alle norme sulla diffamazione e alla più recente disciplina sulla pubblicazione delle intercettazioni, che sembra fatta a posta per scaricare sulla o sul cronista la responsabilità della violazione del segreto istruttorio.
Punti sui quali sarebbe bene aprire un confronto anche con la magistratura: Articolo 21, con la Fnsi, NoBavaglio e altre associazioni, ha avviato una collaborazione con la categoria in occasione della comune protesta contro gli arresti di massa in Turchia: ora è urgente porre la questione del rispetto del segreto professionale anche per i giornalisti, la salvaguardia delle fonti, il diritto alla riservatezza sui materiali di cui il cronista è depositario e che sempre più spesso vengono violati dagli organi inquirenti.
La deriva autoritaria è sempre dietro l’angolo: lo abbiamo imparato negli ultimi anni affiancando amiche e amici che da tante parti del mondo, dalla Turchia all’Egitto alla più vicina ma non meno inquietante Ungheria, ci chiedono di non lasciarli soli ad affrontare leggi liberticide e processi costruiti a tavolino contro gli oppositori. E non smetteremo in questo nuovo anno: semmai, coniugheremo la scorta mediatica ai giornalisti turchi perseguitati o al fotografo Shawkan detenuto nelle carceri egiziane da tre anni e mezzo senza un processo, con la scorta mediatica che porteremo nei nostri territori, a Ostia contro le mafie del litorale , o sotto le redazioni minacciate perché indagano sui flussi di affari e malaffari dietro il risveglio dei neofascisti; o anche al fianco del portavoce di Unicef Italia aggredito sul web da illustri politici per essersi macchiato della colpa di lesa maestà verso un Parlamento che ha negato il diritto alla cittadinanza a centinaia di migliaia di giovani italiani (almeno nel loro cuore).
Un anno impegnativo, senz’altro, il 2018, ma anche ricco di opportunità che possono contribuire a riaccendere una coscienza civile, soprattutto tra i più giovani. Abbiamo da poco celebrato la firma della nostra Costituzione che entrò in vigore proprio il 1 gennaio di settant’anni fa. E come Articolo 21, grazie all’impegno e alla passione di Renato Parascandolo e alla disponibilità del Ministero dell’Istruzione, stiamo portando proprio nelle scuole il concorso “Rileggiamo l‘Articolo 21 della Costituzione”, un percorso insieme di alfabetizzazione sul diritto alla libertà di espressione e di ripensamento sullo stato attuale di questa libertà e della responsabilità collettiva che comporta. Un ripensamento che vogliamo fare anche nostro: la responsabilità collettiva propria della libertà di stampa richiede anche un salto di qualità e di responsabilità nell’informazione che diffondiamo.
E poi il 2018 sarà anche l’Anno dei Diritti Umani: il prossimo 10 dicembre, infatti, celebreremo i settant’anni della Dichiarazione universale dei diritti umani sottoscritta da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite. Articolo 21, insieme alla Tavola della Pace, promuove l’azione del comitato nazionale costituitosi per trasformare questo anno in un percorso che passerà, il prossimo 7 ottobre, per la Marcia Perugia – Assisi e punterà a ridare centralità alla Dichiarazione universale e che, a tutt’ora non è realtà concreta neanche in Europa. A partire dall’articolo 19, versione internazionale del nostro caro articolo 21: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”. Appunto, senza riguardo alle frontiere: creare ponti, e non muri, questo è l’obiettivo.