Si è inaugurata 7 dicembre a Buenos Aires la Mostra fotografica “P. P. Pasolini: Io So…” a cura delle scenografo e regista Enzo De Camillis, con un’ esposizione di oltre 120 fotografie scattate durante la realizzazione delle sue pellicole.
Pierpaolo Pasolini, l’intellettuale del XX secolo, scrittore, regista e poeta rivive attraverso le immagini dei suoi film in una rassegna in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, sottolineando la disponibilità dei massimi vertici, iniziando dal Presidente Felice Laudadio, il Direttore generale Marcello Foti per arrivare al Dott. Gabriele Antinolfi la Dott.ssa Daniela Currò e in fine l’Arch. Antonella Felicioni. E con la collaborazione dell’Istituto Italiano di Cultura e il Centro Culturale Borges.
Nel 1950 P.P.P. viene a Roma con la mamma, risiede vicino al carcere di Re Bibbia per poi cambiare residenza e arrivare a Monteverde, prima in via Fonteiana e poi in via G. Carini dove abitava la famiglia Bertolucci. In quegli anni, il poeta inizia a frequentare le borgate romane che lo ispirano e scrive il libri “Ragazzi di Vita”. Nel 1954 come sceneggiatore, lavora con Mario Soldati, Federico Fellini, Mauro Bolognini e Bernardo Bertolucci, per poi passare dietro la macchina da presa trasportando le sue sensibilità, le sue storie nella pellicola componendo immagini figurative. Nei suoi film l’artista bolognese, ucciso barbaramente il 2 novembre 1976, ha denunciato le ipocrisie borghesi della società degli anni ‘50 e ‘60, ha raccontato i ragazzi di borgata, personaggi grotteschi, la parabola dell’Italia sorprendendo le persone con le sue opere dando messaggi significativi che rispecchiano, a distanza di 50anni i giorni nostri.
I suoi film hanno cambiato la grammatica del cinema: Accattone, Mamma Roma con una memorabile interpretazione di Anna Magnani, sua grande confidente anche nella vita, La ricotta, che gli procurò una condanna per vilipendio alla religione di stato, con Il Vangelo secondo Matteo, la sua sensibilità poetica riconosciuta dopo tanti anni anni anche dal Vaticano sottolinea la sua opera su Il Vangelo secondo Matteo, come la migliore opera mai realizzata. Seguirono Edipo re, Teorema e Medea con la Callas, accesi da un realismo visionario e tanti altri fino ad arrivare a Salò “le 120 giornate di Sodoma”, metafora del potere. Il film ha sempre diviso suscitando il plauso ma anche l’odio per i suoi giudizi estremi. Molti lo associano e identificano con la corruzione morale dei tempi moderni.
La mostra
Allestita presso il Centro Culturale Borges a Buenos Aires resterà aperta fino al 30 gennaio 2018, sviluppandosi cronologicamente attraverso la rappresentazione di 10 film con materiale inedito, fornito da Centro Sperimentale di Cinematografia (Cineteca Nazionale). Qui sarà possibile ammirare Pasolini tra “Cinema e Società”: le foto dai vari set, il rapporto tra lo scrittore e Roma, arricchito dalle immagini della società di quegli anni per contestualizzare gli eventi nazionali, internazionali e politici che hanno segnato la storia da lui vissuti e trasportati nei suoi film. L’esposizione è stata già richiesta da altri paesi come Brasile e Tunisia, diventando un’occasione per divulgare la cultura italiana nel mondo. All’inaugurazione, hanno partecipato circa 200 persone, presenti: la Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura, Donatella Cannova, il Direttore e il fondatore del Centro Borges rispettivamente:Filipe Pullol e Mario Falk. La scrittrice italiana Grazia Portoghesi Tuzi e tanti altri intellettuali e artisti argentini.
“Pier Paolo Pasolini. Io So …” è anche il titolo del libro che l’autore-regista Enzo De Camillis ha scritto su Pasolini dove raccoglie i ricordi e le testimonianze di alcuni importanti intellettuali e cineasti italiani, tra gli altri, Stefano Rodotà, Gianni Borgna, Citto Maselli, Pupi Avati e Ugo Gregoretti, presenti nel docu-film “Un intellettuale in borgata”.
Libro e film sono stati presentati anche presso la 73.ma Mostra internazionale del Cinema a Venezia, presentato dalla giornalista Laura Delli Colli e alla Festa di Roma dalla Giornalista Giovanna Ventura.