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Il virus della confusione notizie-comunicazione

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Virus e antibiotici. La stessa vita dell’informazione è in gioco. Tre diverse malattie stanno proliferando:  le false notizie, le concentrazioni editoriali e la confusione tra notizie e comunicazione. La galassia di internet gode di ottima salute, ma rischia di perderla perché la libertà degli utenti è minata dalla trappola delle false notizie e dalla prepotenza degli oligopoli dei gruppi digitali multinazionali (Facebook, Twitter, Google, You-Tube).

La carta stampata, invece, gravissima, è in coma. E’ ricoverata in sala rianimazione, è in fin di vita dopo aver dimezzato in 15 anni le copie vendute . Il contraccolpo sulle agenzie di stampa è stato catastrofico: il crollo degli abbonamenti dei quotidiani ha causato tagli selvaggi all’occupazione e alla qualità del prodotto. Perfino l’Ansa è in piena crisi. Nei giorni scorsi la più grande agenzia stampa italiana ha deciso ben 50 prepensionamenti di giornalisti su 300 e già in precedenza l’organico era stato ridotto di 60 redattori.

I cittadini-lettori devono essere attenti: la credibilità dell’informazione offerta sulla Rete è a rischio e scarsa per le tante notizie più o meno dolosamente false o manipolate; quella della carta stampata fa acqua per le concentrazioni editoriali, la centralizzazione delle redazioni e l’omogenizzazione delle notizie. Molte volte gli editori indirizzano gli articoli secondo i propri interessi economici e politici, oppure vengono trascurati importanti temi sociali.

I lettori se ne accorgono, non comprano più i giornali nelle edicole e vanno su internet, in particolare su Facebook e su Twitter, per avere notizie gratis. Certo poi devono fare i conti con gli imbrogli della Rete, con le notizie false e rilanciate con disinvoltura e in maniera fulminea dagli stessi utenti senza alcuna verifica delle fonti.

Così, molte volte, gli internauti si “bruciano” testa e dita sulla testiera del computer. Il rimedio alla malattia lo devono cercare gli editori e i giornalisti. La medicina è semplice: vanno urgentemente rinnovati i giornali su carta e online dando notizie vere, non guidate, di grande interesse per i lettori. Va realizzata una informazione forte, ramificata, diffusa, non concentrata in poche mani. Invece stiamo assistendo all’aumento dei monopoli: pochi editori concentrano nelle proprie mani giornali su carta, sul web, televisioni e radio. La concentrazione e la centralizzazione aumentano. Così crescono gli oligopoli,  le testate perdono copie o chiudono,  sono dimezzati i giornalisti. I redattori più fortunati sono prepensionati, gli altri restano disoccupati.

Le conseguenze sono a catena: saltano anche i conti dell’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti. Calano i contributi, salgono i pensionati e i deficit diventano esplosivi anno dopo anno.  Anche il bilancio del 2017 sarà in forte perdita: per quest’anno è stimato “un rosso” di ben 104 milioni di euro.  L’Inpgi è allarmata: nei primi sei mesi del 2017 c’è stata “una perdita di 800 posti di lavoro dopo gli oltre 2.700 persi dal 2012. La perdita di occupazione negli ultimi cinque anni raggiunge così il 15%”. Di conseguenza l’occupazione crolla a circa 15 mila “rapporti attivi” dai quasi 18 mila del 2012.   In sintesi: i rapporti sono gravemente squilibrati. I giornalisti pensionati sono saliti a oltre 9 mila contro i circa 15 mila attivi, l’Inpgi ogni 100 euro incassati ne spende oltre 130 ogni anno.

Un disastro economico. Un’ecatombe dell’occupazione. La crisi è strutturale e manca una risposta adeguata, strategica. Un punto centrale sul quale fare chiarezza è il virus mortale, molto diffuso, della confusione  tra informazione e comunicazione.  Si tratta di due attività molto diverse, molte volte in contrapposizione, troppe  volte sovrapposte per incuria o ad arte. L’informazione offre notizie e analisi su fatti e fonti certi e verificati. La comunicazione è a senso unico su un evento e molte volte non si conosce neppure la fonte e gli interessi sottostanti. La confusione tra le due attività, molte volte in contrapposizione, dequalifica e scredita l’informazione.

Sui banchi della scuola elementare ci è stato insegnato dalla maestra che in aritmetica va rispettata la regola dei generi omogenei: non si possono sommare pere con mele senza scontare gravi errori con i relativi danni.  E’ una regola da ricordare al mondo dell’editoria e della pseudo editoria.

Fonte: www.sfogliaroma.it 


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