Mancano nove giorni alla scadenza degli ammortizzatori sociali. Dopodiché, i lavoratori ex Qè di Paternò, che da una settimana occupano la sede del Comune, rimarranno senza alcun reddito.
Molti di loro hanno mutui e affitti da pagare, altri sono monoreddito: “Non riesco a immaginare cosa mi aspetta dopo il sei dicembre, la notte non dormo, mi rigiro nel letto e penso a come dovrò pagare il mutuo” si sfoga un lavoratore.
La beffa è che questi lavoratori, per una serie di circostanze tecniche e burocratiche di cui non sono responsabili, pur essendo senza lavoro, non possono beneficiare nemmeno della Naspi né di una proroga degli ammortizzatori che peraltro sono stati aboliti da Renzi con il Jobs Act. E qui ci sarebbe da approfondire con urgenza il tema di come tutelare, con forme “straordinarie” di sostegno al reddito, i lavoratori vittime di malagestione imprenditoriale o, come in questo caso, di operazioni temerarie al limite della truffa che hanno prodotto buchi milionari. L’ex amministratore, al momento, è sotto processo per evasione fiscale.
C’è forse da colmare qualche vuoto normativo? In tanti in questi giorni sono passati dal presidio per manifestare solidarietà o per portare cibo o contributi economici ai lavoratori. Tanti cittadini, associazioni, studenti, esponenti politici e della chiesa. Persino l’arcivescovo ha condiviso le ragioni della protesta. Ben tre risoluzioni sono state predisposte in parlamento dal Pd, dal Movimento 5 Stelle e da Fratelli D’Italia. Segno che la vicenda ha carattere di urgenza tale da meritare il sostegno non solo dell’intera comunità ma del governo, del Ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro.
Perché qua in gioco non è solo il destino di questi lavoratori ma di tutto il territorio. La vertenza Qè è diventata il simbolo di una Sicilia che non ci sta, che difende ogni singolo posto di lavoro, una battaglia simbolo della lotta per il lavoro come l’ha definita “La Sicilia”. Perché ogni posto di lavoro che si perde è un altro giovane che va via, un’altra famiglia che scivola nella povertà.
In questi nove giorni occorre non abbassare la guardia Il messaggio è stato lanciato. I lavoratori ce la stanno mettendo tutta, occupando il comune da sei giorni e sei notti. Nello Musumeci, che già prima delle elezioni si era impegnato ad affrontare la vertenza, ha promesso l’apertura di un tavolo di crisi. Non solo per gli ammortizzatori ma anche e soprattutto per far rientrare le commesse (tra cui l’Inps) nel territorio. Proprio stamattina, in una delle tante dirette Facebook realizzate dai lavoratori all’interno del comune occupato, il sindaco di Paternò, Nino Naso, ha comunicato di aver sentito Musumeci che gli ha garantito l’apertura del tavolo di crisi entro questa settimana.