Mi indigna la pressione di B esercitata sui giudici della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo con la volontà espressa di candidarsi “con riserva” alle prossime elezioni politiche.
Il tutto giustificato dall’arrogante pretesa di definire retroattiva – e quindi ingiusta – l’applicazione della legge Severino, che lo rende incandidabile per il suo reato commesso prima della sua entrata in vigore. In realtà, questa legge – uno dei pochi filtri che tendono a depurare la politica dal malaffare – non è affatto retroattiva, perché considera non il tempo del reato, ma la data della sentenza definitiva il “fatto nuovo” che fa scattare l’ineleggibilità.
Un concetto chiaro e tra l’altro in linea con il principio della presunzione di non colpevolezza, tante volte sbandierato dai garantisti dell’ex-cavaliere. Ma B è un prestigiatore con tante televisioni. E gli basta stravolgere un fatto e ripetendolo più volte ai suoi fedeli telespettatori, per far diventare verità un falso e vittima un frodatore.
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