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Una riflessione generale sul fallimento del voto elettronico

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Nel voto referendario lombardo-veneto del 22 ottobre c’è un dato, non propriamente politico, che merita un’analisi generale e che, a mio avviso, conferma gravi preoccupazioni. Il voto elettronico con i tablet è stato non un flop, un tracollo. Paradossalmente, lo scrutinio elettronico è stato lentissimo, con tanto di rivolta degli scrutatori bloccati per ore ai seggi. A metà mattinata del giorno dopo ancora non si sapeva il dato finale sull’affluenza e il governatore Maroni ha dovuto spostare più volte l’orario della conferenza stampa. Ripeto, un tracollo. Che ha sorpreso molti, anzi moltissimi, ma non certo gli analisti e i ricercatori che sanno come stanno realmente le cose in Italia per quanto riguarda l’uso della tecnologia digitale.

Uno dei nodi critici è stato il passaggio di mano delle chiavette usb che contenevano i voti riversati dalle voting machine (i tablet, appunto) con presidenti di seggio ostaggi per ore in attesa di sapere se la lettura delle usb fosse riuscita senza problemi. E i problemi, in effetti, sono stati di tutti i tipi: chiavette vuote, dati illeggibili e tanta scarsa capacità di usare gli strumenti.

Siamo, siete stupiti? No, pensando a quante volte restiamo in attesa in banca o in mille altri uffici perché il sistema non funziona, gli impiegati non sanno dove mettere le mani e devono chiamare l’assistenza, ti dicono che è stato cambiato il software il giorno prima e via di questo passo.

L’Italia digitale non esiste, questo è il guaio. Quando si analizzano questi dati vanno, ovviamente, tenute fuori le molteplici eccellenze, anche super eccellenze, italiane, le “punte” che raggiungono successi a livello tecnologici mondiale. Bisogna analizzare il famoso paese reale, quello che vive, studia, lavora, si cura nelle strutture pubbliche e private del nostro paese.

Ebbene: a gigno la più importante agenzia di analisi del settore, la Akamai, ha stilato la classifica dei paesi europei per connessione a internet. L’Italia è al quartultimo posto, seguita da Bulgaria, Grecia e Cipro.Al primo posto c’è la Norvegia. Più di dieci anni di dichiarazioni e discussioni sulla banda larga hanno prodotto questo risultato. Mentre la pubblicità ci ubriaca di “giga” restaimo fra i peggio connessi al mondo!

E anche le statistiche sull’utilizzo del web confermano il quadro piuttosto desolante: l’Italia resta al penultimo posto (25esima, davanti solo alla Romania) nella classifica sull’utilizzo di internet in Europa. Lo certifica l’indice della Commissione europea che misura il percorso dei Paesi verso un’economia e una società digitalizzate (Desi). Nel nostro paese — calcola il rapporto Ue — sono aumentati gli utenti di internet (67% nel 2016 rispetto al 63% del 2015) e le competenze di base (44% rispetto a 43% del 2015), ma soprattutto è in crescita anche l’uso dei social network (da 58% a 60%), mentre cala quello dell’home banking (da 43% a 42%) che resta soprattutto molto lontano dalla media europea (59%).

Dietro ai freddi numeri c’è una spiegazione semplice: l’Italia è il paese europeo con il maggior numero di smartphone pro capite, ma solo il 50 % delle case ha una connessione stabile a internet e un PC in casa. Noi viviamo con il telefonino in mano e i giovani vivono sui social, ma ignorano le potenzialità dello stesso smartphone e ancor più l’uso del PC e le potenzialità complessive della rete. Non è un problema economico, è un problema culturale. Il voto digitale implica la conoscenza di meccanismi che per stare su facebook con uno smartphone non servono e molti quel minimo di competenze non ce l’hanno.

Si torna, ancora una volta, alla questione centrale che è la scuola. Nessuna educazione al digitale viene fornita dalla scuola italiana, dove si pensa di far entrare gli smartphone invece di un tablet o un PC su ogni banco…ai bambini dovrebbe essere data fin dalle elementari una conoscenza digitale, une educazione a quella che anni fa si definiva netiquette, una sensibilità ad usare gli strumenti per conoscere non per insultare e chiacchierare. Continuando così il voto digitale in Italia sarà possibile fra decenni, la scelta dei leader via internet porterà i risultati che vediamo ogni giorno e la diffusione del sapere resterà l’illusione dei pionieri della rete che venti anni chattavano a caratteri sui PC che distruggevano gli occhi, connessi via telefono con un modem 14.4 ma con il sogno che la conoscenza sarebbe diventata a portata di un clik per tutti.


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