Più che un film, un’installazione, un omaggio al mondo dell’arte. 13 personaggi per 13 monologhi che celebrano la tradizione, tipica del ‘900, dei manifesti letterari, e una grande camaleontica attrice, Cate Blanchett. Realizzato dall’artista-regista berlinese Julian Rosefeldt nel 2015, in tempi da record – 11 giorni di riprese, tutte nella sua Berlino, e un budget inferiore ai 100mila euro – e pensato inizialmente come una video installazione multi-schermo dove ogni personaggio recita un monologo di circa 10 minuti, l’opera ha avuto il proprio debutto cinematografico al Sundance Film Festival nel gennaio 2017, dove è stato osannato dalla critica e ha ricevuto il premio del pubblico.
Si tratta di un’opera senza trama, una sorta di manifesto dei manifesti, l’archetipo dell’artista che ha un messaggio da consegnare all’umanità, ovvero che l’arte dovrebbe essere rivoluzionaria, invadente, riflessiva e finanche pericolosa. Sorta di icona del contemporaneo, è ironico, dissacrante e provocatorio, ponendosi come analisi critica della politica e dell’arte del secolo scorso.
Il risultato è un collage che poggia interamente sull’incredibile recitazione ed interpretazione del premio Oscar Cate Blanchett, che propone una “panoramica” dei manifesti degli ultimi 170 anni dando anima e corpo a persone comuni (un barbone, un’operaia, una economista, una mamma, una maestra….). Si parte dal Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engels raccontato da un homeless, passando per i motti dadaisti recitati da una vedova severa al funerale del marito, fino al Dogma 95 di Lars Von Trier descritto da una maestra elementare ai suoi alunni.
Manifesto è un proclama di pensieri, di opinioni, una narrazione di ciò che è cambiato e di quel che invece non cambierà mai. Un’operazione interessante, finanche divertente, che assicura humour e provocazione. Manifesto arriva nelle sale italiane con I Wonder Pictures solo per tre giorni – 23, 24 e 25 ottobre. Di sicuro interesse per tutti gli appassionati di arte incuriositi da un “esperimento” audiovisivo tutt’altro che convenzionale.