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Migranti: gli stranieri occupati contribuiscono al 9% del Pil

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I 2,4 milioni di occupati immigrati in Italia nel 2016 hanno prodotto 130 miliardi di valore aggiunto, l’8,9% del Pil del Paese. Il contributo economico dell’immigrazione in Italia si traduce in 11,5 miliardi di contributi previdenziali, in 7,2 miliardi di Irpef versata, in oltre 570 mila imprese straniere.  Sono i principali risultati contenuti nel settimo Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione, presentato alla Farnesina e realizzato dalla Fondazione Leone Moressa con il contributo della Cgia di Mestre e con il patrocinio dell’Oim e del ministero degli Esteri.  Secondo quanto riferisce la Fondazione con il documento, l’Italia  un Paese che invecchia e la presenza degli immigrati rappresenta una “forza lavoro indispensabile” in molti settori. Da un punto di vista previdenziale, i lavoratori immigrati versano 11,5 miliardi di contributi e garantiscono un saldo positivo per le casse Inps. Il valore aggiunto prodotto dai lavoratori immigrati  pari a 130 miliardi (8,9% del valore aggiunto nazionale). Non si tratta di occupazione in concorrenza con quella italiana, ma di occupazione “complementare”.

Secondo l’edizione 2017 del rapporto, italiani e stranieri fanno lavori diversi: tra gli immigrati, solo l’11%  laureato, mentre tra i giovani italiani questa quota raggiunge il 31%. Anche per questo alcune professioni sono a conduzione prevalentemente straniera: il 74% dei lavoratori domestici straniero, così come oltre il 56% delle “badanti” ed il 52% dei venditori ambulanti.    Le imprese condotte da immigrati continuano a crescere. Negli ultimi cinque anni, mentre le imprese italiane sono diminuite del 2,7%, quelle straniere hanno registrato un +25,8%, raggiungendo quota 570 mila (9,4% sul totale) e producendo 102 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 6,9% della ricchezza complessiva. In forte crescita gli imprenditori del Bangladesh, anche se il primato per gli imprenditori stranieri del Marocco (11%) e della Cina (10%).


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