Ma si trovano per il “bonus verde” per la cura dei giardini e dei terrazzi delle case di ricchi. Fior di quattrini nelle tasche degli imprenditori che assumono giovani e poi li licenziano. Camusso: non ci sono risposte del governo alle nostre richieste
Alessandro cardulli
Il Consiglio dei ministri che ha approvato la legge di Bilancio si potrebbe liquidare in poche battute. Per quanto riguarda interventi per le pensioni, la sospensione dell’automatismo dell’adeguamento dell’età pensionabile, l’abolizione dei superticket su alcune prestazioni sanitarie non ci sono le risorse. La risposta ai sindacati, ad Articolo 1-Mdp e Sinistra italiana è stata netta. Un no a tutto tondo. Ma le risorse ci sono per un nuovo bonus, il “bonus verde”, per cui è prevista una detrazione del 36% per la cura dei terrazzi e dei giardini privati. Dice il ministro Poletti che in mattinata aveva incontrato Cgil, Cisl, Uil: “La previdenza non è questione prioritaria”. Invece lo è un regalo elettorale fatto a chi possiede giardini, grandi terrazzi. Insomma niente che interessi i cittadini che vivono in normali abitazioni, per non parlare dei tanti poveri che una casa decente la sognano. Dice il ministro per le politiche agricole, Maurizio Martina, che è anche il numero due del Pd, che questo bonus “è una misura contro l’inquinamento e una opportunità per il florovivaismo”. Si potrebbe chiudere qui tanta è l’impudenza di questo governo, a partire dal presidente del Consiglio e dal ministro per l’economia. Il presidente del Consiglio parla di “manovra snella”, di “situazione molto positiva”, di “riforme avviate da Renzi che noi abbiamo proseguito”. Padoan parla di “situazione molto positiva”, di “sostegno agli investimenti”, “crescita che si rafforza”. Dimenticano i due di ricordare che dal 2005 al 2017 c’è stata una perdita degli investimenti pari al 20%, se il confronto viene fatto con il 2009 la perdita è del 35%. Per quanto riguarda il lavoro ai giovani si ripete l’operazione che porta nelle tasche dei padroni fior di miliardi.
Per tre anni contributi dimezzati. Lo sgravio valido fino al compimento dei 35 anni
SI tratta dello sconto del 50% dei contributi previdenziali per tre anni per ogni nuovo assunto a tempo indeterminato. Solo per il primo anno, il 2018, la soglia delle assunzioni incentivate sarà valida fino al compimento dei 35 anni. Lo sgravio sarà invece al 100% per il Sud, confermando l’attuale situazione. Per tempo indeterminato si deve intendere a tutele crescenti, come recita il jobs act. Non solo. Dimenticano Gentiloni e Padoan che stante l’export che tira le aziende che producono per l’estero avrebbero comunque assunto nuovo personale. Altro da dire? Sì, ancora una “precisazione” dal momento che i due di cui sopra parlano di una manovra da 20,4 miliardi, vantandosi per aver evitato l’aumento dell’Iva. Una bugia fra le tante. Si è evitata questa misura perché la Commissione Ue ci ha consentito di scaricare sul debito, che aumenta ma prima o poi deve essere saldato. Solo poco più di nove miliardi sono disponibili. Verranno racimolati con manovre fiscali e non saranno sufficienti per interventi, degni di questo nome, contro la povertà. Anche per quanto riguarda i contratti da rinnovare per i dipendenti pubblici, stando alle dichiarazioni della ministra Madia, sembra una regalia del governo. L’intesa è stata raggiunta un anno fa ma ancora la trattativa non è arrivata a conclusione. Infine una annotazione. Le risorse, quelle poche messe a disposizione coprono il 2018. E poi? Si vedrà.
Prime reazioni vengono dal versante sindacale. La Cgil ribadisce che “serve un atto normativo che sospenda l’automatismo dell’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita. Siamo preoccupati per l’assenza di risposte da parte del governo sui temi della previdenza”, dice Susanna Camusso al termine dell’incontro avuto dai dirigenti di Cgil, Cisl, Uil con il ministro Poletti, poi sospeso per i lavori del Consiglio dei ministri. Dice il segretario generale della Cgil che “molte questioni non hanno ricadute immediate sulla manovra 2018, ma dipendono da scelte politiche”. Per esempio “non c’è traccia dell’intervento per le pensioni di garanzia dei giovani, che non richiede un impegno di spesa immediato, ma la modifica di alcune norme, come quella che fissa in 1,5 volte l’assegno ricevuto per avere diritto ad accedere ad una pensione”. Ha poi ricordato i problemi relativi all’Ape sociale e alle domande già presentate, per i quali “non ci pare che siamo nella direzione di dare delle risposte”.
Medesimo giudizio per quanto riguarda le questioni dei contratti a termine e continuità lavorativa. Il segretario generale dello Spi Cgil, Ivan Pedretti parla di “una grande mobilitazione non più rinviabile. Non ci siamo. Non ci siamo proprio. Con arroganza il governo non risponde ai problemi di milioni di persone e disattende gli impegni che si era preso per la seconda fase di confronto con i sindacati sulle pensioni”.
Laforgia (Articolo1). Sanità, lavoro, pensioni, non ci sono risposte adeguate
Dal versante politico arrivano secche risposte a Gentiloni il quale aveva chiesto senso di responsabilità ad Articolo 1-Mdp perché assicurasse il voto a favore della manovra. “Ci eravamo incontrati con Pisapia e i capigruppo di Camera e Senato – ricorda Gentiloni – ed avevamo dato la nostra disponibilità al dialogo”. “Curioso che Gentiloni faccia appello alla nostra responsabilità – afferma Francesco Laforgia, capogruppo di Articolo 1 a Montecitorio – dopo aver votato una pessima legge elettorale a colpi di fiducia. Non vediamo risposte adeguate su sanità, lavoro e pensioni. È questo il motivo per cui non siamo noi fuori dalla maggioranza, ma siamo stati sbattuti fuori”. Arturo Scotto, deputato di Articolo 1 parla di “piena continuità di Gentiloni con Renzi, nel merito e nel metodo”. Roberto Speranza, coordinatore di Articolo 1 Mdp scrive: “Come sempre leggeremo con la massima attenzione la proposta del governo di Legge di bilancio e in modo particolare le misure che riguardano i temi del lavoro, la lotta contro le diseguaglianze, la sanità, il diritto allo studio, le pensioni. Certo, però, la fiducia sulla legge elettorale è un punto di non ritorno nei rapporti col governo, che ha tradito l’impegno a non essere protagonista nel dibattito sulla materia”.
Marcon (Sinistra italiana). Una legge piccola piccola, una manovrina che non serve all’Italia
Il capogruppo di Sinistra Italiana-Possibile, Giulio Marcon, afferma che “La legge di bilancio arrivata in Parlamento è una legge piccola piccola, una manovrina che non serve all’Italia. Una manovra che rinvia e non cancella le clausole di salvaguardia, che dà solo poche briciole per misure inefficaci sul lavoro ai giovani e contro la povertà. Una manovra che mette pochissimi soldi per i contratti dei dipendenti pubblici e niente risorse per gli investimenti pubblici, per la lotta al dissesto idrogeologico, per la sanità pubblica. Una manovra che fa galleggiare il Paese in una situazione di incertezza e di sofferenza sociale diffusa invece di aiutarlo a ripartire ed uscire dalla crisi. L’ennesima occasione persa”.