Il primo ministro Mariano Rajoy, esponente del Partito Popolare (Pp) è sostenuto dal Partito Socialista Operaio spagnolo (Psoe) nella decisione di attivare l’articolo 155 della Costituzione spagnola, da applicare alla Generalitat catalana nel caso in cui il presidente Carles Puigdemont non volesse rinunciare alla dichiarazione di indipendenza. Questo è l’impegno concordato tra Pedro Sanchez, segretario generale del Psoe, e il presidente del governo spagnolo Mariano Rajoy, secondo quanto riferito ieri dai principali quotidiani spagnoli, in particolare “El Pais”, “El Mundo” e “Abc”. Il leader socialista è inoltre riuscito a far impegnare Rajoy in una futura riforma costituzionale. L’articolo 155, qualora dovesse essere applicato, terminerebbe infatti con nuove elezioni regionali, concordate da entrambi i leader politici.
L’ultimatum lanciato dal governo spagnolo è chiaro: il presidente Puigdemont dovrà chiarire entro le ore 10 di lunedì 16 ottobre se sia stata effettivamente proclamata l’indipendenza unilaterale della Catalogna oppure no. “L’unità dei democratici è la debolezza degli indipendentisti”, questa la frase emblematica pronunciata da Rafael Hermando, portavoce del Pp, per riassumere l’unione politica di Pp, Psoe e Ciudadanos contro la deriva secessionista catalana. “Volgiamo il dialogo”, ha concluso Rajoy, “ma qui in Parlamento e nel rispetto delle leggi costituzionali”. “Si chiede un’apertura al dialogo e ti rispondono minacciando l’applicazione dell’articolo 155. Ho capito”, questa invece la reazione di Puigdemont alle parole di Rajoy, riportata dal quotidiano spagnolo “la Vanguardia” e pubblicata sulle reti social del presidente della Generalitat che si rassegna così all’impossibilità di procedere con eventuali dialoghi e negoziati con il governo spagnolo.
E la crisi catalana segna profondamente le celebrazione del 12 ottobre in Spagna, giorno della Festa Nazionale. Alla parata, presieduta dai monarchi di Spagna, re Felipe e la regina Letizia, sarà presente il governo al completo, insieme ai principali responsabili politici, ma non ci saranno i leader di Catalogna, Carles Puigdemont, dei Paesi baschi e Navarra. Per re Felipe sarà la prima apparizione pubblica dopo il suo discorso alla nazione, due giorni dopo il referendum del primo ottobre. Quest’anno lo slogan che ispira la giornata è “Orgogliosi di essere spagnoli”. Assenti Carles Puigdemont, Inigo Urkullu e Uxue Barkos, non ci sarà neppure il leader di Podemos, Pablo Iglesias, che ha declinato l’invito come già aveva fatto nel 2015 e nel 2016. Anche a Barcellona sono convocate varie manifestazioni, la principale organizzata dall’associazione unionista Societat Civil Catalana, e una decina di organizzazioni, sotto lo slogan “Cataluna sì, Espagna tambien, “Catalogna sì, Spagna anche”.