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A Gianni Amelio il Premio Bresson: “regista che si è sottratto al pensiero unico”

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“La memoria non basta” ha denunciato il regista Gianni Amelio presentando il suo corto Casa d’altri sul dramma del terremoto di Amatrice alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.Un documento di accusa contro l’incuria che attraversa il nostro paese,terra sismica da sempre dove ancora si muore perché non si costruisce come si dovrebbe.Quando accaduto ad Ischia solo due settimane fa ne è la prova. “Mentre la distruttività del terremoto di Amatrice forse era inevitabile, afferma Amelio,ad Ischia invece sono crollate anche case costruite l’anno scorso, perché erano state edificate senza nessuna norma, nessun rispetto per la vita e questo fa aumentare la rabbia. Volevo emergesse come di fronte alla natura, è l’uomo che sbaglia- aggiunge-. Non è il destino, il fato, che impone la tragedia, ma l’uomo che non la evita, speculando sugli altri uomini. Si pensa sempre che il disastro poi possa accadere in casa d’altri, non nella nostra. Ecco perché secondo il regista davanti al terremoto, ”non ci si può fermare alla memoria, al ricordo”. Domenica Amelio riceverà il Premio Bresson, assegnatogli dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e dalla Rivista del Cinematografo con il patrocinio della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede e del Pontificio consiglio della cultura. Sarà Monsignor Giovanni d’Ercole vescovo di Ascoli Piceno presidente della Commissione episcopale per le comunicazioni sociali della Cei a consegnare il prestigioso riconoscimento che negli anni, fu istituito nel 1999, è andato a registi come Tornatore, Wenders, De Oliveira, Zanussi, Angelopoulos, Verdon, Gitai, Loach per citarne alcuni. Autori che con il loro lavoro abbiano testimoniato un percorso di ricerca sul significato spirituale della nostra esistenza. La Tenerezza l’ultimo film di Amelio, carico di sentimenti, è un esempio della difficoltà del vivere in stagioni diverse della vita.Poiché avrò l’onore di presentare la cerimonia di premiazione ho voluto rivedere alcuni dei film più significativi dell’opera del regista, alcuni diventati oggi di estrema attualità visto lo scontro politico in atto sul modo di gestire l’emergenza migranti che ci ha travolto. Rivedere Lamerica, girato nell’Albania post comunista aiuta a capire chi erano e che cosa volevano quegli albanesi che parlavano italiano, guardavano le ragazzine di Non è la Rai e sognavano di venire nel nostro paese lasciandosi alle spalle miseria e povertà. E poi “Così ridevano”, Leone d’Oro nel 1998, ambientato nella Torino d’inizio anni 60, alle prese con la prima ondata di migrazione dal sud verso il nord, con quei “terroni” che speravano in una vita migliore nella grande fabbrica, la Fiat. Commovente e triste il Ladro di bambini. Un viaggio in un’Italia povera dove ci sono i buoni sentimenti ma anche la spregiudicatezza e la furbizia di chi è intollerante alle regole. Caratteristiche che non ci hanno mai abbandonato e che sono la zavorra della nostra quotidianità. L’opera di Amelio è un viaggio al fianco dei più deboli nella storia del novecento e del nostro paese con tutti i suoi difetti. Gianni Amelio si legge nelle motivazioni che saranno illustrate da Monsignor Davide Milani Presidente della Fondazione dello Spettacolo, è stato scelto per il suo costante impegno artistico nella ricerca di un nuovo umanesimo. “Negli ultimi trentacinque anni ha percorso e rivisitato i generi, si è sottratto al ‘pensiero unico’ della commedia all’italiana nella sua fase declinante verso la farsa e si è misurato spesso con la matrice letteraria, da Sciascia a Ermanno Rea, da Camus a Pontiggia, ogni volta restituendone il senso in una chiave personale e non pedissequa. Nel corpus di Amelio i temi della famiglia, il conflitto padri/figli e le assenze/presenze intergenerazionali) e delle migrazioni, da ‘Lamerica’ a ‘Così ridevano’, acquistano un primato scevro dalle ideologie e dalle contingenze della cronaca. Egli coglie un disagio carsico lungo il ‘900 e oltre e rivela la potenza (ri)generatrice dell’esodo, di chi si mette in viaggio in cerca di una nuova terra promessa, sotto il segno di una stella che forse non c’è più, ma brilla nella notte dei popoli”. E’ un grande maestro Amelio,che negli anni ci ha fatto commuovere, sorridere, intristire e sempre riflettere. “Il premio Bresson me lo sono meritato ha detto al Corriere della Sera. Mi rende felice come raramente sono stato dal punto di vista professionale perché seguo i suoi precetti. Il cinema di Bresson lo puo’ fare solo Bresson però tutti dobbiamo essere umili allievi di Bresson”


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