E’ un marito affettuoso lo sceriffo razzista Joe Arpaio graziato di recente dal presidente Trump. Qualche giorno fa via Twitter, nel pieno della bufera per il perdono ricevuto, faceva gli auguri di buon compleanno alla moglie Ava, “ per molti anni sempre al mio fianco” cinguettava mentre da Washington si alzavano mesti mugugni persino tra le fila repubblicane per l’imbarazzo creato dalla decisione di Trump di ignorare la legge che aveva condannato lo sceriffo per violazione di diritti civili, abuso di potere e discriminazione razziale nei confronti della comunità ispanica. E’ ormai noto che Arpaio, di origine italiana, considerato lo sceriffo più cattivo d’America, sostenitore da subito di Trump, fosse il terrore dei migranti clandestini Latinos che venivano imprigionati anche senza avere commesso alcun crimine.
Nella Contea di Maricopa in Arizona Arpaio ha applicato per anni una legge tutta sua fatta di arresti anche di giornalisti, prigioni come campi di concentramento con detenuti vestiti di rosa, dalle T shirt alla biancheria intima alle manette. Una forma di umiliazione che si aggiungeva ai lavori forzati in pieno deserto alle botte e a soli due pasti giornalieri, scarsi. Era stata di Arpaio anche la squallida idea di indagare sul certificato di nascita di Obama cercando di dimostrare che fosse nato in Kenia e non avesse diritto ad essere eletto. “Un patriota per Trump, degno del perdono presidenziale dopo 50 anni di servizio ammirevole”. “ Il presidente parla per se stesso” ha affermato in tv il segretario di stato Tillerson, prendendo chiaramente le distanze dalla scelta di Trump che con questo ordine esecutivo ha diviso ancora di più l’America.
Quali sono i valori ai quali si ispira Trump? si chiede il New York Times. “ Un modo codardo di occuparsi del perdono di Arpaio, venerdi sera, mentre la nazione era con il fiato sospeso per l’arrivo dell’uragano Harvey che sta devastando il Texas con inondazioni mai viste prima in quella regione. Un gesto, secondo il quotidiano,moralmente reprensibile che mostra quale sia la considerazione che il presidente ha del rispetto della legge. Non a caso nei sette mesi alla Casa Bianca ha attaccato i giudici federali che si opponevano al suo bando contro chi proveniva da alcuni paesi musulmani; ha cercato di impedire investigazioni a carico di suoi alleati; ha esortato la polizia a usare metodi più duri con i sospetti sollevando critiche all’interno dello stesso Dipartimento della Giustizia. “Io ti proteggerò non ti preoccupare” è Il messaggio che Trump trasmette alla sua base con questa grazia ad Arpaio, scrive l’editorialista Premio Nobel Paul Krugman.
Lo sceriffo, prosegue, è di certo un suprematista bianco ma non solo. “Quello che ha portato nella Contea di Maricopa e che il Presidente degli Stati Uniti ha sostenuto, è fascismo, in stile americano”. Krugman chiama in causa il Congresso a guida repubblicana. A parte il senatore Mc Cain che ha denunciato apertamente la grazia ad Arpaio, le altre reazioni sono state tiepide. Lo speaker Paul Ryan ha fatto dire ad un suo portavoce di non essere d’accordo. Troppo poco e molto inquietante sostiene Krugman, viste le sfide che Trump ha davanti e lo stile che ha inaugurato al quale nessuno si sta opponendo realmente: dall’inchiesta sui presunti legami del suo staff con la Russia durante la campagna elettorale alle decisioni da prendere per affrontare la tensione crescente con la Corea del Nord. “ Tutte le opzioni sono sul tavolo” ha fatto sapere la Casa Bianca in merito a questa nuova provocazione di Kim Jong Un. Con Trump al comando non possiamo certo dormire sonni tranquilli.