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La solitudine di Papa Francesco

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La telefonata di Papa Francesco a Eugenio Scalfari, oltre a un segno di rispetto e attenzione verso un giornalista di grande rilievo, mi è sembrato un gesto che manifesta molto altro. Forse una grande solitudine, forse la necessità di potersi confidare con qualcuno al di fuori della cerchia degli stretti collaboratori, qualcuno in grado di capire l’ altro; di essere un giornalista ma anche di tenere per sé uno stato d’ animo, un malessere che nulla ha a che vedere con i fatti che deve riferire. A volte si comunica con le parole, a volte la nostra esigenza di comunicare richiede la presenza, la vicinanza anche fisica di un altro. Questo non è un fatto giornalisticamente descrivibile e da descrivere. Anche un Papa ha diritto alla sua privacy e questo nulla ha a che vedere con l’ intervista che pure è stata data ed è stata riportata. A volte, anche  una grande personalità di valore ha bisogno di poter pensare a voce alta, vicino a una persona amica, non per dire parole definitive o indirizzate a qualcuno, ma per aver un punto di partenza per poter elaborare i propri pensieri, maturare le proprie scelte. A questo pensavo quando ho letto della telefonata di Papa Francesco a Eugenio  Scalfari. Primo o poi tutti gli uomini che raggiungono il potere sentono il peso della solitudine.

Papa Francesco da tempo riceve segnali inquietanti. Non solo l’ ex Vescovo di Ferrara che si augura per Bergoglio una durata simile a quella breve di Papa Luciani. Vi è di più. Quando, scaduto il mandato di Gerard Ludwig Muller, non rinnova l’ incarico a un teologo di un dogmatismo asburgico e fuori dal vangelo. Un uomo che ha meditato e costruito molto sulla logica aristotelica. Si può forse dire che ha riflettuto meno sul vangelo secondo Matteo. Gesù chiede ai suoi discepoli: “voi, chi dite io sia?” Risponde Simon Pietro “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente” Il Dio vivente. Molte pagine ha scritto il Card. Muller, ma non c’ è traccia del Dio vivente della vita che si evolve, pone problemi, cambia le stesse strutture esistenziali all’ interno delle quali ci muoviamo. Sembra quasi di trovare l’ ambizione di costruire una Summa meccanica, dimentica dell passato che ha attraversato La Congregazione della fede: l’ dall’ dall’ Inquisizione, fino all’ indice dei libri proibiti. L’ ex Sant’ Uffizio che ha condannato teologi poi fatti cardinali da Paolo VI o che hanno rappresentato la vitalità della teologia del Novecento, divenuti esperti ascoltati e rispettati del Concilio Vaticano II. A Papa Bergoglio mancano oggi quei teologi che il vecchio Sant’ Uffizio (i cambi dei nomi cambiano poco). Personalità come De Lubac, Congar, Rhaner, Journet, Chenu, Jean Danielou, tenute lontane, sospese dall’ insegnamento, ha censurato i loro libri ad opera di una curia romana composta da persone di modesta cultura e di non grande valore intellettuale come il card. Ottaviani, Mons. Parente.

Nel 2011, 15 teologi di tutto il mondo scrissero una lettera aperta per criticare metodi e sostanza del comportamento del cardinale Muller, arrogante (?) prefetto della Congregazione della fede. Più che un teologo, un meccanico della teologia. Ora ci si è meravigliati che, scaduto il suo mandato, non sia stato rinnovato. E con chi l’ ha sostituito papa Bergoglio: ha seguito la tradizione nominando Prefetto il Segretario della Congregazione, Luis Francisco Ladaria, Ferrer, considerato un conservatore, chiamato ad importanti incarichi da Giovanni Paolo II, nominato vescovo nel 2008 da Benedetto XVI. Nominato prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Guardate quello che è successo: come per caso, tanto per dimostrare che Francesco non sa scegliere i propri collabori, salta fuori  che nel marzo del 2012, dopo aver ridotto allo stato laicale (il massimo della pena che la Chiesa poteva comminare, firmata anche da Benedetto XVI)  un sacerdote accusato di pedofilia,  si era raccomandato di non creare uno scandalo tra i fedeli. Il prete in questione (l’ exprete) continuò con i suoi abusi ma era l’ autorità inquirente che doveva accorgersi, portarlo in Tribunale e farlo condannare. Cosa che pare non abbia fatto. Ma, sia quel che sia, se in Vaticano questo dossier c’ era perché non è stato mostrato prima a  Papa Francesco? No. Si è aspettato. Si è fatto saltar fuori giusto a nomina avvenuta. Dunque le manovre contro Papa Francesco continuano nel Vaticano.

Quando si è trattato di mettere le mani nella finanza vaticana, Papa Francesco, ha cercato un cardinale che fosse il più lontano possibile da Roma e dall’ Europa, i precedenti lo consigliavano. Fece venire un cardinale dalla lontana Australia. Ora quel cardinale è dovuto rientrare, o dovrà rientrare, in patria perché la giustizia del suo Paese gli addebita il fatto di aver coperto, alcuni decenni fa casi di avvenuta pedofilia. In poche parole, di aver commesso dei reati. Anche in questo caso Papa Francesco non si è opposto alle indagini giudiziarie, tanto è vero che ci sono stati sacerdoti e monsignori arrestati senza che il Vaticano sia intervenuto a loro favore. Pretende, il Papa, prima di pronunciarsi, che la giustizia faccia il suo corso. Tra l’ altro è proprio di queste ore la notizia che il Tribunale di Milano ha liberato, in questa fase processuale, Mons. Pana, ex Vescovo di Messina, dall’ accusa di essersi impossessato di un’ eredità. Secondo il tribunale i documenti non hanno confermato questa accusa .Vatican insider con cautela ecclesiastica titola: Primo chiarimento sul caso La Piana.

Certo si ha l’ impressione che Papa Francesco abbia difficoltà a circondarsi di un gruppo sul quale poter riporre piena fiducia.

Certamente non gli è sfuggito che il Suo pellegrinaggio sulla tomba di don Milani e di don Primo Mazzolari è caduto nel silenzio. Su don Milani, il modesto cardinal Betori ha detto chiaro e tondo che don Milani non è un santo, non almeno finché ci sono io. Più scortesia di così. Avrebbe potuto rispondere tranquillamente è la Chiesa che decide della santità di una persona. Non lo ha fatto, ha preferito sfregiare Papa Francesco che peraltro aveva lodato la fede di don Milani (e ne ha avuta molta) senza mai parlare di santità. Certo il pellegrinaggio di Papa Francesco era eversivo perché voleva anche dire che la fede non si esprime solo attraverso i vescovi e i cardinali, ma anche attraverso i preti, i parroci. Il fatto che siano stati condannati e vessati dai loro vescovi o dai loro cardinali non vuol dire che i vescovi e i cardinali avessero ragione. Con don Milani si comportò orribilmente il Cardinale di Firenze, tale Florit. A Mazzolari fu vietato di predicare fuori della sua piccola parrocchia. Fu Paolo VI a invitarlo a predicare a Milano e Roncalli divenuto Papa lo convocò in Vaticano. Oggi Papa Francesco è criticato da cardinali e da Vescovi, ma questi due episodi dimostrano che la verità della fede non sempre si trova nei palazzi cardinalizi o negli arcivescovadi. Per dirne una. Romano Guardini, i cui testi sono citati anche da Benedetto XVI ebbe molte difficoltà con il suo Vescovo e quando il Vaticano gli inviò un riconoscimento, il suo Vescovo si rifiutò di consegnarglielo.

Un’ altra accusa viene mossa impietosamente a Papa Francesco, il fatto di essere un pastore più che un guardiano della fede o un teologo. Più di mezzo secolo fa, commentando la Costituzione pastorale del Concilio Vaticano II, Karl Rahner scriveva: “da questo punto di vista, la storia della Chiesa dovrebbe essere riscritta proprio nel suo aspetto pastorale: si pensi, ad esempio, ai determinanti rivolgimenti dovuti all’ azione di singoli cristiani come Caterina da Siena, Giovanna d’ Arco, od anche ad opere maggiori di interi gruppi, come il lavoro missionario in Cina”. Scrive ancora Rahner. Giovanni XXIII è andato oltre le sue competenze dottrinali, oppure, ed a buon diritto, ha fatto qualcosa di completamente diverso? Forse che non ha agito da istruttore, come nella convocazione del concilio, quando era convinto che tale decisione non poteva essere dedotta né dalla natura del concilio né semplicemente dai dati del presente e della Chiesa, ma seguendo piuttosto un’ ispirazione dall’ alto?”

La Chiesa di oggi sembra aver dimenticato la presenza dello Spirito Santo, i carismi che vivono al suo interno. I cardinali dei dubia hanno dei dubbi sulla presenza dello Spirito Santo? Riflettano sul vangelo di Matteo: “Chi dite chi io sia?” e Simone Pietro “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente” E Gesù: “Beato sei tu perché né carne, né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa”. Il sacrificio di Gesù il Cristo, la presenza dello Spirito Santo, la Chiesa del Dio vivente, della vita che si muove, cambia, pone sempre nuovi problemi è chiamata ad affrontare il martirio,  una guerra che ormai non è più a pezzi, tutto questo  genera l’   impegno pastorale  del  successore di Pietro, Francesco. Il problema che si pone oggi è se ci sono dei cardinali che hanno dei dubia, o se ci sono dei cardinali che sono dubbi.


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