Due anni sono trascorsi, e il cammino è però continuato. Santo Della Volpe ci ha lasciati il 9 luglio del 2015 e non lo abbiamo tradito. Abbiamo continuato, e parliamo sopratutto dei tanti giornalisti di periferia ai quali lui era tanto legato, a camminare come se lo avessimo ancora al nostro fianco. Noi assieme a lui, con quella sua presenza alta, austera, il suo simpatico vocione, ma mai arrogante, presuntuoso, un collega serio e un amico fidato, pronto fino all’ultimo dei suoi giorni a pensare agli altri, a far progetti. Qualche mese addietro, ad Erice, dove da due anni all’interno del “Non ti scordar di me” dedicato alle vittime della strage mafiosa di Pizzolungo del 2 aprile 1985, si svolge il concorso giornalistico riservato agli studenti delle scuole superiori e che porta il nome di “Santo Della Volpe”, preziosa è stata la testimonianza di Vittorio Di Trapani, segretario del sindacato dei giornalisti della Rai, che ricordando gli ultimi momenti con Santo ci ha svelato le sue ultime parole, Vittorio pensa ai guaglio’, pensa ai ragazzi, ai più giovani. Ecco oggi ci piace evidenziare che i giovani grazie al lavoro di tanti ogni giorno anche nel posto più sperduto d’Italia hanno occasione per conoscere ancora chi era Santo Della Volpe. Ed è ancora più bello che ad animare questo ricorso sono i tanti spesso sconosciuti cronisti delle periferie d’Italia, quelli ai quali Santo Della Volpe era tanto legato e che per lui erano comunque i guaglioni, i ragazzi, che per lui erano tali anche se non avevano più l’età per essere considerati giovani, dei quali mai dimenticarsi. Abbiamo continuato il cammino con Santo in questi due anni, veramente legati a quelle parole che lui ebbe modo di dire rispondendo ad un giovane giornalista trapanesi, di quelli senza tessera ma di quelli capaci di far smuovere le corde dell’animo umano. E Santo Della Volpe consegnò a quel giovane giornalista delle verità che oggi restano tali e rispetto alle quali in tanti oggi abbiamo l’obbligo morale di rinnovare la promessa di continuare il cammino lungo la strada indicata in vita da Santo. Rinnoviamo la promessa perchè non smetta mai di esistere il giornalismo che racconta, capace di essere testimone e anche partigiano. Il giornalismo legato ai valori della Costituzione e non solo all’articolo 21, a tutti gli articoli della nostra Carta Costituzionale. A Trapani quel giorno Santo Della Volpe venne a guidare una “Agorà” che ebbe un impatto così forte e imponente che subito qualcuno si diede da fare per fermare quella esperienza che se fosse proseguita poteva essere davvero dirompente in una città che ancora oggi preferisce piegarsi ai poteri forti, alla politica collusa e a quella corrotta. E quel giorno a Trapani, era il 10 gennaio 2014, Santo Della Volpe ci venne a indicare uno ad uno i guai di questa terra dove mafia e politica convivono da decenni e dove l’informazione è stata purtroppo a corrente alternata, dove ci sono stati giornalisti con la schiena dritta, dove altri hanno messo il bavaglio senza necessità che ci fosse davvero una legge bavaglio, dove per raccontare le malefatte di Cosa nostra e della massoneria c’è stato chi è stato ucciso. Noi quelle parole non le abbiamo dimenticate, le abbiamo fatte interamente nostre e ogni giorno le trasferiamo ai giovani, ai guagliò di Santo. Qualcosa la possono dire i ragazzi dei licei Classico e Scientifico di Trapani che hanno appena concluso qualche settimana addietro una esperienza di formazione giornalistica, un progetto nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro che li ha portati ad essere giornalisti di un nuovo giornale, “Numero Zero”, scritto da loro, interamente da una redazione di studenti che hanno scelto gli argomenti e li hanno sviluppati e scritto gli articoli. Il progetto porta i nomi di due giornalisti, uno è il nome di Santo Della Volpe, l’altro quello di Roberto Morrone, un altro che c’è stato scippato troppo presto. Caro Santo, e caro Roberto, il progetto non si ferma, continuerà ancora il prossimo anno. Il cammino continua. Illuminare le periferie è un impegno che non si ferma, e non si può fermare in una periferia come quella di Trapani le cui recenti cronache giudiziarie ce l’hanno consegnata nella sua vera dimensione, una terra dove criminali nascosti tra la mafia e la politica sono stati capaci di mettere su un sistema arrivato fin dentro le aule del Parlamento di Roma. Se ci fossi stato tu caro Santo avresti detto ” e qual’è la novità, lo diciamo da anni che per capire ciò che accade a Roma è nelle periferie che dobbiamo guardare, e dobbiamo venire a guardare a Trapani”. Scrivendo queste parole viene facile sentirti, risentire la tua voce forte, rotonda, piena di verità. Continuiamo il cammino con Te caro Santo, oggi rinnoviamo questa promessa.