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Il Pd lancia un nuovo quotidiano online, “Democratica”, dopo aver ucciso l’Unità

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Staino, “una vendetta di Renzi”. Il Cdr, “ora sappiamo chi è l’autore del delitto perfetto”

Di Pino Salerno

Mentre l’Unità, il quotidiano fondato da Antonio Gramsci nel 1924, che nella sua lunga e straordinaria storia ha saputo regalare la politica e una visione del mondo (grazie anche a tanti giornalisti e tipografi e addetti di enorme valore) a operai, artigiani, contadini e perfino a intellettuali, resta con le pubblicazioni bloccate e i giornalisti senza stipendio da alcuni mesi, il Pd lancia la sua nuova iniziativa editoriale, ‘Democratica’. Un quotidiano online, che uscirà ogni giorno nel primo pomeriggio e potrà essere scaricato dai social, dall’app Bob, dal sito del Pd e di Unita.tv. A guidarlo sarà Andrea Romano, che era stato condirettore de l’Unità con Sergio Staino, e vicedirettore Mario Lavia, che è pure direttore di Unita.tv e reduce come altri redattori dal quotidiano Europa, liquidato dall’allora Margherita.
Sergio Staino: “la vendetta è nata quando diedi del cafone a Matteo Renzi”
Interpellato da Jobsnews mentre ad Abano Terme si gode la compagnia della sua nipotina, Sergio Staino ci confessa che in parte si aspettava qualcosa del genere da parte di Matteo Renzi. “Credo che abbia cominciato a meditare la vendetta nei miei confronti quando gli diedi pubblicamente del cafone, perché dinanzi alla catastrofe del giornale sparì del tutto, non si fece sentire per molto tempo. Sarebbe bastato che mi dicesse ‘scusa Sergio, la situazione è in questi termini, e non si può che chiudere’. Invece niente. Manifestò appunto quella che io definisco cafonaggine”. Il celebre disegnatore di Bobo prosegue sostenendo di essere ancora legato al Partito democratico, ma che con questo Renzi “non si va da nessuna parte”. E aggiunge: “hanno fatto tutto di nascosto, mentre chiedevo incontri ai rappresentanti del Pd, nel frattempo stavano preparando questa nuova iniziativa, proprio con colui che era il mio condirettore”. Su Andrea Romano, il giudizio di Sergio Staino è durissimo: “l’ho allontanato perché rappresentava l’antigiornalismo fatta persona. Come una sorta di guardiano del capo, ogni volta che c’era da pubblicare pezzi critici nei confronti di Renzi, balzava sulla sedia e metteva veti”. All’agenzia Ansa, inoltre, Staino confessa: “D’altronde è stato Renzi a chiamarmi dicendomi che voleva un giornale non sdraiato sul Pd, ma che favorisse il confronto”. In realtà, “ora invece fanno la velina della direzione che diventa il giornale di partito. Poteva dire semplicemente: ‘ho cambiato idea’. Mi ha chiamato per un giornale aperto e ora fa questo senza dirmi nulla?”. E infine, “ufficialmente c’è ancora l’Unità, io sono ancora il direttore, ma in realtà non c’è nulla. I giornalisti sono fermi in attesa di notizie, e il Pd ci ha abbandonati di fatto. A maggio non hanno pagato gli stipendi, a giugno nemmeno. C’era un accordo per la cassa integrazione per procedere alla ristrutturazione. Adesso non si sa più nulla, è una cosa stupefacente. Non credo, onestamente, che si possa risolvere nulla, perché da parte del Pd c’è un cambio di prospettiva”.
Il Cdr de L’Unità: “Caduta l’ipocrisia, hanno seppellito il nostro giornale”.
Sul lancio del nuovo quotidiano Pd online, interviene con durezza anche il Comitato di redazione de l’Unità, che scrive: “Due anni fa esatti l’Unità tornava nelle edicole per volontà di Matteo Renzi e ci tornava con una compagine aziendale e una direzione scelta direttamente dai vertici del Pd. Oggi, mentre i lavoratori de l’Unità sono da due mesi senza stipendio, mentre il giornale non è più nelle edicole perché gli azionisti di maggioranza Guido Stefanelli e Massimo Pessina fra i tanti non hanno saldato i debiti con lo stampatore, il Partito Democratico (che della società editrice del giornale è socio al 20%) lancia il suo nuovo quotidiano online senza ancora aver fatto nulla di concreto per garantire ai dipendenti de l’Unità almeno il diritto agli ammortizzatori sociali”.
“E lo fa – si legge ancora – dalle pagine di quel blog Unita.tv, di cui il Pd è editore attraverso la fondazione Eyu, che del quotidiano fondato da Antonio Gramsci ha per due anni utilizzato indebitamente la testata senza che il Partito Democratico si adoperasse mai, fatte salve le rassicurazioni e le promesse puntualmente inevase, per risolvere una situazione di confusione che tanto danno ha creato al giornale di carta”.
“L’ipocrisia è caduta definitivamente e il Partito Democratico ha finalmente scoperto le proprie carte seppellendo l’esperienza de l’Unità, la sua storia e il destino di 35 famiglie, preferendo dedicarsi ad un nuovo progetto autoprodotto e autorefenziale”, prosegue il Cdr. “Per quanto amareggiati non siamo affatto sorpresi. Sapevamo da mesi di essere rimasti da soli a difendere l’Unità, stretti in una morsa che ha visto per troppo tempo il quotidiano e i suoi lavoratori ostaggi di un braccio di ferro fatto di ricatti e veti incrociati fra l’azionista di maggioranza e quello di minoranza”. “Due considerazioni, infine – sottolinea ancora il comitato di redazione -. La prima: speriamo che il Pd abbia il buongusto di togliere la testata dell’Unità dal blog in cui viene diffuso il nuovo quotidiano online. Lo riteniamo un fatto di rispetto e coerenza. La seconda: il 30 luglio 2014 la prima pagina del nostro giornale recitava ‘Hanno ucciso l’Unità’. Due anni dopo si svelano gli autori del delitto perfetto, quello di allora e quello di oggi”.
Il direttore, il vicedirettore e l’intera redazione di Jobsnews esprimono a Sergio Staino, alla redazione de l’Unità, e a tutti i lavoratori del quotidiano fondato da Gramsci, la massima solidarietà, nella speranza che in un modo o nell’altro si riesca a trovare la giusta soluzione per rivedere lo storico e autorevole quotidiano nelle edicole.

Da jobsnews


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