Perché non c’è la Troika dei creditori del ricollocamento? Ricordiamo tutti i tre signori che durante la crisi economica andavano negli stati più indebitati – Grecia ed altri – a ricordare gli impegni dei crediti e a pretendere stringenti adempimenti. L’Europa dei vincoli monetari non ha mai mollato la presa: scadenze, controlli, ultimatum, procedure d’infrazione.
Perché sui crediti umanitari invece non c’è lo stesso rigore?
Perché i paesi dell’Est possono disattendere gli impegni al ricollocamento dei migranti sbarcati in Italia senza subire pressioni e sanzioni?
Ecco, vorrei che allora ci fosse una Troika umanitaria – guidata dal Commissario Europeo all’immigrazione Dimitris Avramopoulos, un rappresentante delle Ong europee impegnate nei soccorsi e uno degli stati con maggiori sbarchi, Italia in primis – che andasse a pretendere l’adempimento degli impegni presi dai vari stati europei nella ricezione dei migranti, con termini perentori e sanzioni pesanti, direttamente sottraibili dai contributi assegnati dalla UE ad ogni stato membro colpevole di omissione di accoglienza.
Questa dovrebbe essere la conseguenza dell’euro-egoismo, non blandii “moniti” o tanto meno la chiusura dei porti italiani alle Ong straniere, con il rischio di morte e complicazioni per i migranti soccorsi, già provati dagli stenti del deserto e del mare. Poi, i soldi delle sanzioni sottratti agli stati inadempienti dovrebbero essere ripartiti tra i Comuni che invece hanno ospitato le loro “quote”, con investimenti sociali (restauro scuole, centri anziani, reti idriche, ecc).
Con tanto di cartello di cantiere: “Questo intervento è un segno di riconoscenza dell’Unione Europea all’ospitalità umanitaria di questo Comune”
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