Quali sono, in Italia, le province con il più alto rischio di riciclaggio di denaro? E quali i settori economici più vulnerabili alle attività di riciclaggio? Una prima risposta a queste domande è stata fornita di recente dal progetto IARM – Identifying and Assessing the Risk of Money Laundering in Europe, co-finanziato dalla Commissione Europea e condotto da Transcrime, centro sulla criminalità transnazionale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (www.transcrime.it), insieme ad un consorzio di partner internazionali tra cui la Vrije Universiteit Amsterdam (Paesi Bassi) e la University of Leicester (Regno Unito),
Può sorprendere, nella classifica delle province italiane con il più alto rischio riciclaggio, la presenza di Imperia (6°) e Prato (12°). Province già da anni al centro della cronaca giudiziaria, e che come confermano i risultati dello studio, sono tra le più esposte al riciclaggio di denaro sporco nel nostro Paese, a causa della presenza di infiltrazioni della criminalità organizzata e di collegamenti con paesi off-shore e giurisdizioni a rischio.
Restando in Italia, stupisce forse meno che bar e ristoranti rappresentino il settore economico più a rischio, seguiti da alcune attività di servizi come centri massaggi o centri estetici, dal settore dell’intrattenimento (giochi e scommesse, casinò, sale slot e videolottery) e della filiera dell’edilizia, dalla produzione di cemento alle attività professionali collegate (es. studi di architettura e ingegneria civile).
Il rapporto finale del progetto è stato pubblicato a maggio 2017. Il progetto, durato due anni, ha sviluppato un indicatore di rischio riciclaggio di denaro – a livello provinciale e di settore di attività economica – attraverso l’identificazione e misurazione di una serie di fattori di rischio, come per esempio l’infiltrazione della criminalità organizzata, l’evasione fiscale, l’intensità nell’uso di contante, l’opacità della struttura proprietaria delle imprese in una certa area o settore… Continua su liberainformazione