Ius soli, aggredita ministro Fedeli e bagarre in aula. In Senato scene squadriste

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Le scene viste oggi in Aula e l’aggressione subita dal ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli durante la discussione sullo Ius soli, il decreto che introduce la cittadinanza per i figli degli immigrati, ricordano metodi squadristi che speravamo rimanessero relegati nel passato.
La discussione sul provvedimento che prevede, tra l’altro il diritto di cittadinanza per i minori stranieri nati sul suolo italiano e che abbiano completato almeno un ciclo di studi, non è partita sotto i miglior auspici.
L’esordio della legge, ferma ormai da mesi in parlamento, è stato infatti contraddistinto da forti scontri fuori e dentro l’aula di Palazzo Madama: grave l’episodio che ha visto coinvolta sua malgrado la  Fedeli, rimasta ferita, secondo alcuni colleghi del Pd, perché spinta contro un tavolo nel corso di un piccolo flash mob dei senatori della Lega che si sono scagliati contro i banchi del governo con dei cartelloni di protesta. La senatrice e ministro è stata portata in infermiera e medicata. Per fortuna, come ha testimoniato lei stessa twittando “Sto bene, grazie a tutte e a tutti. Non saranno i tentativi di sopraffazione a fermare una battaglia di civiltà come lo Ius Soli”, non ha riportato lesioni preoccupanti.
Incidente a parte, la tensione tra i banchi è stata altissima, con il presidente Pietro Grasso che è stato costretto ad espellere il leghista Raffaele Volpi e poi a revocare la decisione in seguito alla mancata volontà del senatore di uscire dall’aula.
La bagarre, nel frattempo, andava in scena anche fuori dal Senato, a causa della manifestazione organizzata da Casapound proprio contro lo ius soli nei pressi di Palazzo Madama.
La situazione, già tesa, è degenerata quando i manifestanti di estrema destra hanno tentato di sfondare il cordone formato dalla polizia. Ne sono nate cariche di alleggerimento e qualche tafferuglio. In piazza anche i militanti di Forza Nuova per una manifestazione non autorizzata: alla fine i fermati e denunciati sono stati 64.
Nel merito del provvedimento, ha spiegato in aula il capogruppo del Pd Luigi Zanda, “non parliamo solo di dare cittadinanza a bambini che sono nati in Italia, ma a ragazzi che hanno vissuto in Italia, hanno studiato in Italia, sono cresciuti in Italia. Abbiamo il dovere di approvare questa legge perché le persone cui ci rivolgiamo sono italiani e per questo hanno diritto ad avere cittadinanza”.

Intorno al tema dell’immigrazione si stanno delineando posizioni ben poco comprensibili in un Paese democratico. Tutta questa battaglia che alcuni portano avanti contro quello che è un problema reale,  fa riflettere.
L’immigrazione è un problema che va gestito su più livelli innanzitutto con una pressione continua sulla Commissione Europea chiedendo un impegno concreto nella condivisione della questione che riguarda tutti, non solo l’Italia.
Ma questo l’Europa sembra non capirlo… o meglio, non vuole.


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