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La riforma penale è legge. Obiezioni forti da Anm e penalisti

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Intanto, il governo mette la fiducia sulla manovra, da votare giovedì. Mdp e SI non la voteranno, ma i senatori di Pisapia sì

Di Pino Salerno

Dopo essere stata approvata dal Senato, la riforma del processo penale è passata anche alla Camera, che ha dato il via libera definitivo al ddl varato dal Consiglio dei ministri circa tre anni fa, con 267 voti a favore, 136 contrari e 24 astenuti. In precedenza, la Camera aveva votato la fiducia con 320 voti favorevoli, 149 contrari e un astenuto. Delega al governo per rivedere la disciplina delle intercettazioni, con una stretta, e l’omogeneizzazione delle spese; il superamento della legge cosiddetta ‘ex Cirielli’ sulla prescrizione; inasprimento delle pene per alcuni reati di allarme sociale, tra cui il voto di scambio politico-mafioso; estinzione di alcuni reati perseguibili a querela in seguito a condotte riparatorie come il risarcimento: sono queste le innovazioni della riforma approvata, che con il preventivo voto di fiducia ha anche fatto ottenere al Governo una chiara maggioranza politica. Riforma che punta a ottenere processi penali più rapidi e maggiore equilibrio tra il diritto alla riservatezza e quello all’informazione, ma che ha generato spaccature e dissensi.

Le obiezioni dell’Anm, e l’allarme sui danni che il Ddl penale potrebbe creare

Il Pd si è mosso compatto, sostenuto anche da Mdp-Articolo 1 e dal Gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico. Contrari Forza Italia, M5S, Lega, Scelta civica-Ala, Sinistra Italiana-Possibile e Udc. Lo stesso ricorso alla fiducia è stato visto da molti come una forzatura. Già nel primo pomeriggio, infatti, la giunta dell’Associazione Nazionale Magistrati aveva manifestato il suo disappunto con una nota: “Nonostante il ddl sia stato all’esame del Parlamento per tre anni, i contributi degli operatori del diritto, compreso l’Anm, sono stati accantonati. Non c’è stato alcun dialogo propositivo e il testo definitivo, votato dalla Camera, nonostante diversi contenuti positivi, scontenta tutte le categorie interessate al buon funzionamento della giustizia. Le norme sull’avocazione creeranno gravi disservizi negli uffici e anche i regimi delle intercettazioni e della prescrizione non soddisferanno le esigenze dei cittadini. Oggi è stato interrotto un percorso che avrebbe potuto dare un reale contributo alla macchina della giustizia, migliorandone l’efficienza”.

Soddisfatti governo e maggioranza. Da Sinistra Italiana una buona dose di critiche alla legge

Soddisfatti si sono detti sia il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che il ministro della Giustizia, Andrea Orlando: il primo con un tweet (“Varata riforma processo #PENALE. Equilibrio e garanzie nelle procedure, pene severe per i reati più odiosi”), il secondo con una dichiarazione (“Sono molto soddisfatto perché è stato un percorso molto faticoso, accidentato, con molti trabocchetti e anche contraddizioni in chi lo ha contestato”). “Ci sono molte leggi che vanno approvate in questo ultimo scorcio di legislatura: il biotestamento, lo ius soli, il reato di tortura, la legalizzazione della cannabis. Sono percorsi che non vogliamo interrompere. Quello di oggi è un passo che poteva essere gestito con più attenzione. Tuttavia consente di dire che il Parlamento sta provando a riprendere un cammino e che le spregiudicatezze di qualcuno non è l’unica cosa che sta all’odg”, ha dichiarato in aula Davide Zoggia, deputato di Articolo1-Mdp. Invece, secondo Daniele Farina, deputato di Sinistra Italiana-Possibile, “ll Ddl penale era nato con intenti molto ambiziosi. Nel dicembre del 2014 il governo intendeva rafforzare le garanzie difensive e intervenire sulla ragionevole durata dei processi. Due anni e mezzo dopo è chiaro che la riforma di Orlando va in direzione esattamente contraria. Il disegno di legge del Governo è diventato un autobus sgangherato. Sinistra Italiana-Possibile vota contro questa impressionante insieme di deleghe tanto lasche quanto buone per questo e il prossimo governo. Un provvedimento che non migliora assolutamente l’efficienza della macchina della giustizia”. Inoltre, ha proseguito Farina, “ci siamo chiesti  perché allungare per tutti i reati i termini di prescrizione e dunque la durata dei processi fino a tre anni? Non era più logico intervenire per i reati sulla corruzione e contro l’ambiente?”.

Rita Bernardini, storica leader dei Radicali, decide di proseguire lo sciopero della fame

Intanto, proprio in occasione del passaggio definitivo del Ddl penale alla Camera, la leader storica dei Radicali, Rita Bernardini, comunica in una nota che proseguirà il suo sciopero della fame.  “Il voto di questa sera sul ddl penale era scontato, il mio sciopero della fame ha come obbiettivi la riforma dell’ordinamento penitenziario, l’accessibilità vera alla cannabis per i malati che si possono curare con i cannabinoidi e rompere il muro del silenzio sulle iniziative del Partito Radicale, proseguo lo sciopero della fame”.  “Proseguo lo sciopero della fame- ha detto l’esponente del Partito Radical- anche perché, pur nella delusione e amarezza totale che l’ordinamento penitenziario sia stato inserito in un ddl che dice tutto e il contrario di tutto, un vero pacco per la giustizia, vorrei sapere quali sono i tempi e i contenuti per la emanazione dei decreti delegati, come è noto la legislatura è in bilico e non possiamo far cadere tutto. Seguiamo questo con la nonviolenza e per quel che riguarda la cannabis terapeutica attendiamo notizie dalla ministra della sanità Lorenzin”.

Intanto, anche sulla manovra, il governo pone la questione di fiducia. Mdp non la vota, e per coerenza sarà a piazza san Giovanni, come Sinistra Italiana

Intanto, sulla manovra finanziaria da 3,4 miliardi di euro, tutto viaggia come previsto: anche al Senato il governo ha chiesto la fiducia, che verrà votata domani. Le dichiarazioni di voto si svolgeranno domattina dalle 9.30, con la prima chiama alle 11 e il voto intorno alle 12. L’esecutivo prosegue dritto per la sua strada, dunque, nonostante le proteste della sinistra che con Mdp aveva chiesto a gran voce un passo indietro sui ‘nuovi voucher’, inseriti in manovrina con un emendamento durante l’esame alla Camera. Niente da fare: blindato il testo così come modificato a Montecitorio – e sono numerose le misure inserite durante l’iter in commissione – anche perché il provvedimento deve necessariamente essere approvato entro il 23 giugno, e i tempi strettissimi non consentono la riapertura della discussione. “Come abbiamo fatto noi alla Camera, anche i senatori di Articolo Uno non votano la fiducia sulla manovra perché la vicenda dei voucher è uno sfregio sulla faccia della democrazia”, annuncia il capogruppo di Mdp a Montecitorio Francesco Laforgia parlando di “un atto solenne, forte e coerente con le nostre convinzioni. Non puoi fare saltare un referendum popolare, per paura di esserne travolto, e reinserire i voucher, anche per le imprese, in un veicolo improprio come una manovra di correzione di conti pubblici e senza dialogare con i sindacati. Su questo non si transige”. E dà appuntamento alla manifestazione indetta sabato a Roma: “La piazza della CGIL del 17 Giugno sarà anche la nostra piazza. Così come il lavoro non può che essere il cuore e l’anima di una sinistra nuova che l’1 Luglio dovremo far nascere, a Roma”. La posizione di Mdp non dovrebbe comunque creare problemi al governo: se si limitasse a non votare la Manovra così come accaduto alla Camera l’unico effetto sarebbe quello di abbassare il quorum, in caso invece di no o astensione il governo rischierebbe, visto che l’esecutivo può contare al Senato su 172 voti, oltre i 161 della maggioranza assoluta, ma senza i bersaniani si scenderebbe a 157.

Ma i senatori del Campo progressista di Pisapia voteranno fiducia e manovra. Le ragioni risultano incomprensibili

Chi invece ha deciso di votare fiducia e manovra, sono proprio, e a sorpresa, i senatori che fanno capo al Campo democratico di Giuliano Pisapia. A sorpresa perché nel loro comunicato sostengono che “voteremo la manovra proposta dal Governo perché coerentemente sosteniamo l’attuale legislatura ai fini della definizione delle necessarie norme elettorali omogenee e valide nel rispetto dei principi costituzionali di rappresentanza e governabilità”, scrivono i senatori Alessandra Bencini, Francesco Molinari, Luis Alberto Orellana, Maurizio Romani, Dario Stefano, Luciano Uras esponenti di Campo Progressista. Certo che fare appello alla Costituzione quando nella manovra è contenuto il provvedimento sui voucher che oltre ad essere un ulteriore schiaffo in faccia alla Cgil, perché lo si approva nell’antevigilia della manifestazione del 17 a san Giovanni, è una chiara ferita ai diritti sanciti dall’articolo 75, è necessario avere una bella faccia tosta. Questi senatori del Campo progressista hanno deciso per ragioni politiciste che non comprendiamo. I diritti costituzionali offesi dal provvedimento sui voucher vengono prima, molto prima, delle norme elettorali. La decisione di quei senatori è stata in serata sconfessata dal Campo progressista con un comunicato: “Leggiamo in una nota che alcuni senatori voteranno la manovra proposta dal governo e la fiducia. Fermo restando la piena legittimità della posizione espressa, ricordiamo che ad oggi Campo Progressista non è ufficialmente presente in nessuno dei due rami del Parlamento, né alla Camera dei deputati, né al Senato”. Lo dichiara Alessandro Capelli, portavoce di Campo Progressista.

Da jobsnews


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