L’ex sindaco annuncia il ritiro dalla competizione elettorale dopo l’arresto per corruzione, ma con parole che cercano di graffiare gli avversari… ovunque siano, anche tra i giornalisti
E’ tutta una presa in giro. Non è un politico che riconosce l’esistenza di doveri etici e morali, non è un politico che mostra rispetto verso le istituzioni, ma ancora e sempre un politico che è pronto alla sfida anche quella più sguaiata, pur di aver ragione. Dice ancora una volta di volere essere il “salvatore” della città, si ritira dice per salvare la città dalla gogna mediatica, ma invece contribuisce a porre Trapani sotto i riflettori coltivandone gli aspetti più negativi e negando l’evidenza di una persistente area grigia del malaffare tra mafia e massoneria. L’onorevole Girolamo Fazio ha detto che si ritira dalla competizione elettorale, si tira fuori dal ballottaggio del 25 giugno che lo vedeva partire in avanti per i 10 mila voti raccolti rispetto agli 8 mila del suo avversario diretto, il “dem” Piero Savona, ha rivolto un appello ai trapanesi perché non venga votato, ma le regole di legge prevedono che lui resterà in corsa mancando un atto tecnico di rinuncia che se fosse stato presentato portava dentro il ballottaggio il primo della lista degli sconfitti, il senatore Tonino D’Alì, ex sottosegretario all’Interno, berlusconiano di ferro. E berlusconiano lo è stato lo stesso Fazio fino al 2012 anno della separazione…da D’Alì. Ma Fazio è stato chiaro, “non intendo dare occasioni a chi è stato sconfitto” e quindi a D’Alì. Campagna elettorale a Trapani quindi anomala ogni giorno di più.
All’avvio segnata dai provvedimenti giudiziari contro D’Alì, oggetto di richiesta di misura di prevenzione perché “socialmente pericoloso” per via dei rapporti con i famigerati mafiosi assassini, stragisti e pupari Messina Denaro, e poi contro Fazio, arrestato per una maxi corruzione che avrebbe favorito gli armatori Morace a conquistare il monopolio del trasporto navale in Sicilia e una “barca” (per restare in tema) di soldi pubblici, con la Regione usata come un “bancomat” senza limiti. Nessuno dei due candidati però ha scelto la via opportuna, quella del ritiro dalla competizione elettorale, la campagna elettorale l’ha continuata D’Alì e anche Fazio dagli arresti domiciliari dai quali è uscito il 3 giugno, dopo 16 giorni dalle “manette”. La prima grave anomalia, candidati azzoppati dalla magistratura che sono restati in corsa. Si è così arrivati all’11 giugno con il risultato delle urne che ha premiato Fazio e Savona e bocciato D’Alì. E anche in questo caso le dichiarazioni di Fazio sono state inequivocabili, l’impegno elettorale è stato detto, continua. Le ultime 24 ore però sono state ancora segnate dalla magistratura, la Procura di Trapani ha presentato ricorso contro la scarcerazione di Fazio.
E l’ex sindaco di Trapani, Fazio lo è stato dal 2001 al 2012, ha di colpo deciso di tirare il freno a mano. Ma la leva del freno gli è rimasta in mano, l’automobile elettorale continua la sua corsa. Il 25 giugno ci sarà lo stesso il ballottaggio, Fazio contro Savona. Con Fazio però solo ufficiosamente disimpegnato. “Se mi eleggete – ha detto Fazio – mi dimetto e lo farò per il bene della città”. La parte del “salvatore” fa parte della sua storia politica, lo fece quando si trattò di salvare una società mista nel campo della raccolta e smaltimento dei rifiuti dalla smobilitazione a favore dell’Ato Rifiuti, e lo fece aggredendo verbalmente, fin troppo oltre la corretta dialettica, due ex suoi sostenitori, restii a seguirlo in questo disegno, e Fazio fu condannato spacciando poi la sua condanna per tentata violenza privata come una sentenza che gli avrebbe riconosciuto di avere difeso la città. Lo fece ancora nei giorni delle gare preliminari della Coppa America, nel 2005, quando le indagini , i sequestri e infine le condanne hanno dimostrato l’esistenza di un inquinamento mafioso favorito dal “cerchio magico” di mafia e politica. Ma lui affrontò anche la commissione antimafia dicendo che nulla era vero tranne poi ritrovarsi il suo ex ingegnere capo, arrestato, ammettere l’esistenza di un disegno criminoso, alle spalle di Fazio, a sua insaputa altri facevano delle combine.
Ha salvato forse anche l’intera Sicilia quando diede di testa, contro un dirigente della Regione, sempre politicamente parlando, per non far mancare i contributi pubblici alla Ustica Lines che minacciava di tenere fermi in banchina gli aliscafi da e per le isole minori siciliane, se non ottenevano i fondi chiesti, ma lo fece usando la stessa rabbiosa pronuncia di parole usata anni prima a Trapani, per la munnizza, rivolto ad una dirigente regionale poco convinta ad assecondarlo affrontata con il classico “me la pagherete”. E fa il “salvatore” ancora oggi, non votatemi e se mi votate mi dimetto…”per il vostro bene”. Si è mostrato sofferente all’incontro dapprima con i suoi supporter e poi con la stampa, ma forse sofferenza vera non ce ne è mai stata. Ha attaccato la stampa, dapprima indicandola come certa stampa e poi nella lettera aperta alla città ha parlato di scribacchini, “mi hanno trattato come un mostro”.
Un colpo al cerchio e una alla botte: “siccome c’è un’indagine in corso non posso neanche difendermi per il rispetto che ho delle istituzioni, lo farò da uomo semplice, perché comunque ho la coscienza a posto, non voglio essere causa di cattiva pubblicità per la città e voglio sottopormi al giudizio che mi attende da semplice cittadino, non ho paura di essere arrestato di nuovo, prego i trapanesi di comprendermi, non potrei difendere la città facendo leva solo sulla mia coscienza, non voglio tutelare nessuno, se non Trapani, da sindaco sarei impossibilitato ad amministrare, poiché amo Trapani questo non posso permetterlo. se vogliono colpire me non posso trascinare la città in una gogna mediatica….”. Scrivendo ai trapanesi ha sottolineato che quelli trascorsi e in corso sono “i giorni più difficili della mia vita”, ma poi è tornato all’attacco, ha parlato di gogna mediatica e giustizialista, di fiumi di fango, di accuse trasformate in condanna.
Fazio non è stato tenero con chi non è stato dalla sua parte e nei confronti di chi ha voluto scrivere la vicenda giudiziaria senza omissis, in questo caso lui ha mostrato di avere strumenti per potere scrivere giudizi sprezzanti pur sottolineando di essere un uomo che “conosce il rispetto, la commozione, il pudore”: “Ho la certezza che alcuni ominicchi, alcuni scribacchini ed alcuni politicanti locali da strapazzo, non mancheranno di riversare ulteriori ampolle di odio su di me, spiegando la mia scelta alla stregua della paura di poter essere nuovamente arrestato”. Infine la stoccata finale contro chi ritiene che Trapani resta terra di mafia e massoneria: “Il mio forte invito ad operare perché questa terra possa finalmente sdoganarsi dalla immagine largamente falsa, sbrigativa e distorta che la vorrebbe rappresentare soltanto quale centro di malaffari massonico-mafiosi e di diffuse corruttele ed assicuro a tutti che non risparmierò alcuna mia risorsa od energia per cancellare con la verità quanto di detta immagine negativa oggi taluni vorrebbero disonestamente collegare a me”. Insomma Fazio saluta Trapani e i trapanesi, ma non va via, rimane, resta sulla barricata. I giorni caldi per Trapani restano, e non solo per questo avvio estivo meteorologicamente parecchio accalorato. Riusciranno il senso del dovere e la politica come servizio a riemergere?