80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Taci, il governo Meloni ti spia

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Arriva nell’aula del senato il testo del disegno di legge sicurezza, che assomiglia ad una prova generale di una vera e propria involuzione autoritaria. Non che fossero mancate azioni di quel segno nelle scelte del governo presieduto da Giorgia Meloni, colei che forse nel suo immaginario mischia Trump, Orban e von der Leyen. Tuttavia, con il ddl 1236 si tocca una vetta difficilmente raggiungibile da approcci pure conservatori ma non così platealmente lesivi dei principi sanciti dalla Costituzione.

È utile soffermarsi su uno dei capitoli forieri di serissimi rischi, vale a dire l’articolo 31 (disposizioni per il potenziamento dell’attività di informazione per la sicurezza). In poche righe si stravolgono conquiste consolidate nelle discipline che regolano il lavoro nell’informazione. «Le pubbliche amministrazioni, le società a partecipazione pubblica o a controllo pubblico e i soggetti che erogano, in regime di autorizzazione, concessione o convenzione, servizi di pubblica utilità (la Rai certamente, ma forse rientrano Tim, emittenti private e agenzie di stampa, ndr) sono tenuti a prestare al Dis, all’Aise e all’Aisi la collaborazione e l’assistenza richieste, anche di tipo tecnico o logistico, necessarie per la tutela della sicurezza nazionale. Il Dis, l’Aise e l’Aisi possono stipulare convenzioni con i predetti soggetti, nonché con le università e con gli enti di ricerca, per la definizione delle modalità della collaborazione e dell’assistenza suddette. Le convenzioni possono prevedere la comunicazione di informazioni ai predetti organismi anche in deroga alle normative di settore in materia di riservatezza». Ecco il comma iniziale di un articolo che – giustamente – l’Ordine dei giornalisti, le organizzazioni sindacali nonché le associazioni Articolo21e Rete NoBavaglio hanno chiesto di stralciare. Si è di fronte ad una palese violazione della Costituzione, oltre che della legislazione di settore, dei Codici deontologici e del Regolamento europeo sulla privacy in vigore in Italia dal 2018.

Per farla breve, si offre su un piatto di argento ai servizi segreti la sacrosanta prerogativa del giornalismo di tutelare le fonti, la cui forzosa rivelazione potrebbe avere effetti ferali. Si metterebbe fine alle cronache non compiacenti e alle inchieste coraggiose. Se ne è parlato lunedì scorso in una assemblea promossa – tra gli altri – da Rete NoBavaglio. Tra i vari interventi quello di don Mattia Ferrari, il cappellano di Mediteranea Saving Humans, che ha ribadito il grave allarme per i software come Paragon (generalmente di produzione israeliana) in grado di spiare cellulari, smartphone e computer. Ne hanno parlato poi il presidente dell’Ordine del Lazio D’Ubaldo e il segretario di Stampa romana Ferrante.

Chi è stato spiato? Qual è l’elenco completo di coloro che hanno visto l’intrusione indebita nelle loro vite, come se si rinverdissero le nefaste tradizioni delle dittature? Sembra la copia del noto film del 2006 diretto da Florian Henckel von Donnersmarck vincitore di numerosi premi, appunto Le vite degli altri. Serve una forte mobilitazione per bloccare un terribile colpo di mano, che vanificherebbe la resistenza che pure è rilevante contro le angherie di regime, tese a tutelare i misfatti dei poteri, in particolare quelli del Deep State. Non per caso informazione e saperi (vedi le sguaiate dichiarazione del vice di Trump J.D.Vance o di Elon Musk) sono nel mirino: le democrature hanno bisogno di disinformazione e di ignoranza.

Tra l’altro, il disegno in questione contraddice l’importante articolato dell’European Media Freedom Act, che tutela autonomia e indipendenza delle comunicazioni. Proprio oggi la Camera dei deputati potrebbe votare una mozione (prima firmataria Chiara Braga e sottoscritta da tutti i gruppi di opposizione) sui temi evocati dall’Emfa. È una bella occasione per fermare l’onda nera e per riabilitare quella parte di Europa altrimenti travolta dall’aria di guerra che percorre luoghi dove pure sono stati fatti sforzi notevoli per salvaguardare Welfare e diritti: testi ora bruciati da una nuova Fahrenheit 451.

(Da Il Manifesto)


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