Il 14 aprile, alle ore 11, Amnesty International Italia terrà un presidio a Roma davanti al palazzo della Farnesina per chiedere al governo italiano – a due anni dall’inizio del conflitto in Sudan – il massimo impegno per un’immediata cessazione delle ostilità, il rafforzamento dell’embargo sulle armi verso il Darfur e la sua estensione a tutto il Sudan, nonché l’accesso agli aiuti umanitari libero da ogni ostacolo.
Nel corso di due anni di guerra civile in Sudan le Forze di supporto rapido (Fsr) hanno compiuto massicce violenze sessuali contro donne e ragazze per umiliare, imporre il proprio controllo e sfollare comunità. Le atrocità delle Fsr – stupri anche di gruppo e schiavitù sessuale – denunciate in un rapporto diffuso oggi da Amnesty International, costituiscono crimini di guerra e probabilmente anche crimini contro l’umanità.
Il rapporto di Amnesty International descrive 36 casi di stupro, anche di gruppo, nei confronti di donne e ragazze anche di soli 15 anni, insieme ad altre forme di violenza sessuale in quattro stati del Sudan, tra l’aprile del 2023 e l’ottobre del 2024. Tra gli episodi descritti, c’è quello di una madre stuprata dopo che le era stato strappato via il neonato che stava allattando. Una donna di Khartoum, la capitale del paese, è stata ridotta per 30 giorni in stato di schiavitù sessuale. Altre donne e ragazze sono state sottoposte a brutali pestaggi, torture con liquidi bollenti, tagli con oggetti acuminati e uccisioni.
Dall’aprile 2023 il conflitto interno tra le Fsr e le Forze armate sudanesi (Fas) ha causato la morte di decine di migliaia di persone e la fuga di oltre 11 milioni di persone. Entrambe le parti hanno commesso gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, che in alcuni casi costituiscono crimini di guerra, tra cui la violenza sessuale contro donne e ragazze.
Per redigere il suo rapporto, Amnesty International ha intervistato 30 persone, per lo più sopravvissute e parenti di sopravvissute nei campi per rifugiate in Uganda. Tutte le persone intervistate hanno indicato le Fsr come responsabili. L’uso della violenza sessuale durante il conflitto in tutto il Sudan da parte delle Fsr, considerato anche che molte loro azioni sono avvenute di fronte agli occhi di altri militari, di altre vittime o di altri civili, indica che gli autori non si sono preoccupati di nascondere i loro crimini e non hanno avuto timore di doverne rispondere.
Le Fsr non hanno risposto alla richiesta di commenti da parte di Amnesty International.
Il comunicato integrale di Amnesty Italia a questo link.