80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Strategia della tensione 2025

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La repentina trasformazione del ddl “Sicurezza” in decreto legge non è stata soltanto un pegno d’amore offerto al tripudio di Salvini che andava a congresso con qualche fastidio, è anche un tassello decisivo all’interno di una strategia più ampia, spregiudicata e pericolosa, che ha come obiettivo, banale a dirsi, la conservazione dell’attuale assetto di potere ben oltre la fine “naturale” di questa Legislatura.

Non alludo a tutto ciò che ogni maggioranza di governo fa, con differente eleganza, per fidelizzare le simpatie di coloro che intende rappresentare, cercando di assicurarsene voti e sostegno: se fosse soltanto questo alla destra degli eredi-al-quadrato (del Duce e di Berlusconi) basterebbe il disprezzo per la fiscalità e le casse dello Stato (dalle tasse che per Meloni sono “pizzo di Stato”, fino alla mortificazione della Corte dei Conti).

Non alludo nemmeno alle prove muscolari ed intimidatorie con le quali si pavoneggiano pezzi di questo sistema di potere: se fosse per questo, basterebbero cose tipo l’attacco portato a reti unificate da Angelucci contro Cairo, reo secondo Angelucci ed i suoi “bravi” di “riciclare” notizie dossierate prodotte dalla famigerata ditta DeBenedetti-Domani-Striano, con tanto di attacco personale al buon Formigli, novello Giletti. Manco Angelucci fosse Berlusconi!

Alludo a qualcosa di più profondo e preoccupante che ha a che fare con la vecchia ed indimenticata “strategia della tensione”.

Caos, paura, terrore indotti ma controllati sono un ottimo viatico per la continuità dell’esercizio del potere ed al contempo sono un potente fattore di distrazione rispetto a nodi irrisolti, risposte mancanti, fallimenti conclamati.

Cosa del decreto legge “sicurezza” mi fa temere un ritorno a questo mix esplosivo?

Il possibile combinarsi tra ciò che prevede il decreto all’articolo 31, soltanto parzialmente emendato in ossequio pare ai rilievi del Quirinale, con la stretta nelle carceri e la stretta nelle piazze, imposte dal medesimo decreto. Il congegno così ottenuto ricorda il caricando degli archibugi: bisognava premere, premere, premere dentro la stretta canna, polvere da sparo con biglie di ferro e poi far scattare la scintilla esplodente tirando il grilletto.

Prendete le carceri: le condizioni di vita sono generalmente indegne e rappresentano di per sé una violazione della Costituzione, il Governo non soltanto non prende alcun provvedimento per affrontare questo dramma, ma alza la tensione istituzionale con il Quirinale lasciando incancrenire la nomina del nuovo capo del DAP, poi alza la tensione dentro gli Istituti di pena (esponendo estremamente il personale penitenziario) ordinando la chiusura delle celle nell’alta sicurezza da ottenere ad ogni costo (l’alta sicurezza è un “colabrodo”, il che però ha poco a che fare con la gestione delle porte) ed infine da oggi con il Decreto Sicurezza criminalizza in maniera mai vista prima ogni forma di protesta, persino quella non violenta che si limita a disobbedire ad un ordine, con una condotta passiva. Fin qui la “stretta” e la “scintilla”? Se ce ne fosse ancora bisogno e c’è da dubitarne, potrebbe essere proprio contenuta nell’art 31 che prevede che i Servizi di Sicurezza dello Stato possano fare un ricorso ampio proprio alla licenza di commettere certi reati che invece per i comuni mortali sono stati aggravati dal medesimo decreto, quali? L’istigazione a delinquere e l’apologia di reato (art. 302 e 414 cp). Detto altrimenti: licenza a fare gli agenti provocatori che è cosa ben diversa dal fare gli agenti infiltrati che in quanto tali non possono che favorire condotte criminali decise e poste in essere da altri. Tutti avvertiti! Nelle carceri (come nelle piazze), ci vorranno prudenza e sangue freddo, meglio diffidate di “camorristi” furiosi e bellicosi, per dire. I neri al Governo potrebbero obiettare che la licenza a provocare la commissione di delitti così come la licenza a dirigere organizzazioni criminali, anch’essa prevista dall’art. 31 e dal vago sapore “pacificatorio” (avendo le norme penali più favorevoli valore RETROATTIVO), saranno sottoposte a severi e rigorosi giudizi di necessità per la sicurezza nazionale. Bene! Sarò disposto a crederlo quando Meloni e Mantovano avranno aperto gli archivi dei Servizi segreti facendo luce sulla Falange Armata a cominciare dal delitto Mormile (che proprio in carcere faceva l’educatore) e quando avranno detto tutta la verità sull’utilizzo di Graphite il programma di captazione di Paragon. Perché non basta, come già avvenuto, che Mantovano ammetta che i Servizi lo abbiano usato contro gli attivisti di Mediterranea, fatto di per sé gravissimo (dove sta la minaccia alla sicurezza nazionale?), bisogna che spieghi chi e perché lo abbia usato contro Francesco Cancellato, il direttore di Fanpage. Perché questa precisa questione è così dirimente? Perché l’articolo 17 della legge sui Servizi di Sicurezza (la 124 del 2007) proibisce esplicitamente che attività del genere vengano realizzate verso partiti rappresentati in Parlamento, sindacati e giornalisti professionisti.

Fuori i nomi!

(pubblicato su Il Fatto Quotidiano)


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