80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Strage piazza della Loggia, un altro tassello. Ora Manlio Milani sia nominato senatore a vita

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«So sta mì». «Sono stato io». Finalmente anche la verità giudiziaria, il primo grado per ora, ha certificato che sì, è stato proprio lui, Marco Toffaloni, a collocare la vigliacca bomba nel cestino di piazza della Loggia a Brescia quel 28 maggio 1974. 8 morti, 102 feriti, un ennesimo sfregio in quella passata alla storia come la stagione della strategia della tensione.

«So sta mì». Toffaloni l’aveva confidato, alla fine degli anni ’80 durante una cena di reduci fascisti a Verona, all’amico camerata Giampiero Stimamiglio. È proprio lui il testimone chiave che a distanza di molti anni ha raccontato questo episodio, e in aula nel luglio 2024 ha anche spiegato perché: «ho paura, Toffaloni, Abel, Furlan, sono ancora tutti liberi». A corroborare le parole del camerata pentito vi è poi una fotografia dei momenti immediatamente successivi la strage, in cui compare un ragazzo che una perizia antropometrica ha indiscutibilmente associato a Toffaloni.

30 anni la condanna, il massimo previsto dal Tribunale dei Minori (all’epoca dei fatti Toffaloni non aveva ancora 17 anni), ma da anni è cittadino svizzero e a meno di iniziative ad hoc, non verrà estradato, perché per la legge elvetica il reato di strage è già prescritto.

Intanto in Corte d’Assise prosegue il processo ad un altro imputato accusato di essere fra gli esecutori materiali della strage di Brescia, Roberto Zorzi. Nel 2017 erano stati condannati all’ergastolo per essere fra gli ideatori della strage Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte.

La verità giudiziaria sta lentamente giungendo a coincidere con la verità storica che molti da tempo conoscevano. I meriti sono degli inquirenti e delle associazioni dei familiari delle vittime, instancabili nel battersi per anni, decenni. Con loro un tenace gruppo di giornalisti e storici. Rimane ovviamente al riparo dalle condanne tutto l’apparato statale che ha imposto depistaggi e promosso fughe all’estero di figure chiave dell’eversione neofascista.

Tutto prescritto, tutti morti. Ma le carte dei processi restituiscono comunque la vergogna e la gravità delle complicità istituzionali. Sarebbe credo questa l’occasione per tornare a proporre con forza la nomina di Manlio Milani a senatore a vita. In nome di tutti i famigliari e i cari delle vittime di quelle stragi. A tutti loro dobbiamo un sincero grazie.


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