La guerra della mafia contro lo Stato, la democrazia e le istituzioni non è ancora finita e, probabilmente, non finirà mai. Certo, rispetto a prima c’è maggior consapevolezza, in particolare fra i giovani, da anni impegnati nelle battaglie per la legalità, come si vede ad esempio ogni 23 maggio in occasione dell’anniversario della strage di Capaci.
La storia di Marco, tuttavia, ci dice che molta strada resta ancora da compiere. Ce la racconta in un libro Davide Mattiello, presidente di Articolo 21 Piemonte. “Mi chiamo Marco e sono un testimone di giustizia”, edito da Einaudi Ragazzi, è al tempo stesso una testimonianza e un grido, una denuncia dettagliata di tutto ciò che non funziona in una terra bella e tragica come la Sicilia e un racconto intenso di come da quelle parti si diventi adulti assai prima che altrove. Accade quando si vedono i morti ammazzati nelle strade, quando si hanno sotto mano le conseguenze del “puzzo del compromesso” criminale ma, per fortuna, anche quando ci si accorge che “il fresco profumo di libertà” di una vita onesta è di gran lunga preferibile. È la storia di Marco e del suo coraggio, raccontata da Davide con la passione civile che da sempre lo caratterizza.