L’Associazione Articolo 21 ha aderito alla manifestazione “Per l’Europa, per la democrazia, per la pace” indetta dai Comuni di Bologna e Firenze, dai rispettivi sindaci Matteo Lepore e Sara Funaro. Bologna e Firenze da sempre impegnate ed in prima linea per la tutela dei diritti umani e civili, per la democrazia, per la pace, per la giustizia civile. L’iniziativa si tiene, appunto a Bologna, domenica 6 aprile alle ore 15 in Piazza Nettuno.
L’Associazione Articolo 21 è tra le associazioni (tra queste Cucine Popolari – Perugia Assisi – Fondazione Gramsci – LegaCoop – Uisp – Centro Ateneo per i Diritti Umani) firmatarie della seguente lettera aperta:
Per un’Europa libera, unita e giusta
Bologna e Firenze – 6 aprile 2025
“I vecchi Stati nazionali sono diventati troppo stretti per contenere le forze che si sono sviluppate con le nuove tecniche moderne.”
(Manifesto di Ventotene, 1941)
Viviamo un tempo complesso, attraversato da crisi globali che mettono alla prova le nostre società, i valori di libertà e giustizia, che le democrazie europee, nate dal ripudio della guerra, hanno garantito. La “terza guerra mondiale a pezzi”, le disuguaglianze crescenti, le emergenze ambientali ci ricordano ogni giorno quanto sia fragile il nostro equilibrio e quanto sia urgente ripensare insieme il futuro. Per questo, come parte attiva dell’iniziativa promossa dai Comuni di Bologna e Firenze, sentiamo il bisogno di riaffermare il senso della nostra idea di Europa. Ambiamo ad una costruzione europea non burocratica, che sia promotrice di pace, giustizia e coesione, partecipata dalle cittadine e dai cittadini. Crediamo in un’Europa capace di tenere insieme comunità e coesione, libertà e solidarietà, pluralismo e responsabilità, sviluppo e diritti. Un’Europa politica, in grado di progettare e costruire il futuro delle giovani cittadine e cittadini nate europee, che non possono rinunciare ad un tratto costitutivo della loro esperienza, della loro identità. Un’Unione che superi gli egoismi nazionali, che rafforzi il suo Parlamento, che sia dotata di risorse proprie e strumenti comuni per affrontare insieme le sfide più grandi: il cambiamento climatico, la transizione digitale, le migrazioni, la tutela dei diritti fondamentali, la promozione della pace. L’Europa non può ridursi al ruolo, peraltro parziale, di regolatore economico. Deve essere casa comune fondata sulla giustizia sociale e su una economia plurale e democratica. In questi anni, attraverso il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali, sono stati riconosciuti principi importanti: il diritto a un lavoro dignitoso, a una protezione sociale adeguata, a servizi accessibili. Ma questi principi devono diventare realtà concreta per tutte e tutti, in ogni luogo del continente. La transizione ecologica e digitale che stiamo vivendo richiede scelte coraggiose e visione, richiedono risorse, richiedono collaborazione dei cittadini e dei produttori. Occorre un progetto europeo che metta al centro le persone, le comunità, i territori. Che sostenga modelli di innovazione inclusiva, mutualistica, solidale. Che valorizzi il protagonismo delle municipalità, delle organizzazioni civiche, delle esperienze di partecipazione. L’Europa è nata per mettere fine alla guerra. Non possiamo dimenticarlo proprio nell’80° della Liberazione del nostro Paese dall’occupazione nazista e dalla dittatura fascista. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno che l’Unione Europea torni a essere una voce autorevole per la pace, la cooperazione, la giustizia globale. Che sappia difendere i diritti umani, affrontare le crisi con responsabilità e ad assumere una leadership fondata sul multilateralismo per farsi carico delle sfide planetarie, a cominciare da quelle ambientali e migratorie. Tutto questo però non sarà possibile senza una cittadinanza europea consapevole, attiva, inclusiva. Un’Europa viva è quella che sa ascoltare e coinvolgere chi la abita. Che dà spazio ai giovani, al pensiero critico, alle esperienze della società civile. Che accoglie chi fugge dalla miseria e dalle guerre, e riconosce a ciascuno dignità, diritti, possibilità di contribuire. Siamo ambiziosi: immaginiamo un’Europa che non si limiti a funzionare. Vogliamo un’Europa che emoziona, che ispira, che unisce. Che non abbia paura del futuro e che sia capace di costruirlo insieme, a partire dalla forza dei suoi valori fondanti e dalla ricchezza delle sue differenze. Per questo sentiamo l’urgenza di prenderci cura di questo progetto comune. Di proteggerlo, rinnovarlo, farlo crescere. Perché il futuro dell’Europa riguarda tutte e tutti noi. E riguarda soprattutto chi verrà dopo di noi.
(Nella foto Venotene, dove tutto è cominciato)
Firme della società civile in aggiornamento