80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

‘L’Ustica Sarda’ stasera su Rai2

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Il 2 marzo 1994 l’elicottero della Guardia di Finanza Agusta 109, che volava con il codice Volpe 132, scomparve d’improvviso dai radar mentre sorvolava una zona della costa sud orientale sarda. Ricerche inutili finché qualche giorno dopo non vennero restituiti dal mare di Feraxi i primi rottami. Solo allora si ebbe la certezza dell’inabissamento dell’elicottero a bordo del quale si trovavano il maresciallo Gianfranco Deriu, 41 anni, padre di due figli, e il brigadiere Fabrizio Sedda, di 29 anni.

Nonostante quattro significative testimonianze concordanti sul fatto che il velivolo era precipitato dopo essere stato colpito ed esploso, le autorità militari imposero la versione dell’Incidente Aviatorio, o di errore dei piloti.

Il pubblico ministero Guido Pani dovette attendere 17 anni prima di avere l’esito delle perizie tecniche sui rottami recuperati dal mare e quindi poter cambiare il titolo di reato a carico di ignoti da omicidio o disastro aviatorio colposo a duplice omicidio volontario. Le perizie avevano finalmente dimostrato che i resti del relitto che avevano potuto esaminare portavano i segni di una deflagrazione causata da un proiettile tracciante o da un missile.

Mai ritrovati i corpi delle due povere vittime, mai recuperato dai fondali quel che restava dell’elicottero. Nella ricostruzione fatta sulle cause dell’abbattimento saltò fuori la presenza nella rada di Feraxi di un mercantile, il ‘Lucina’, ufficialmente utilizzato per trasportare granaglie. Ma alle spalle di quella rada non ci sono mai stati, né ci sono magazzini o produzioni di grano e affini. Alle spalle c’è al contrario l’imponente poligono militare di Capo San Lorenzo, base Perdasdefogu.

I testimoni, oltre ad assistere all’abbattimento affermarono che subito dopo si sentì partire la nave a tutta forza verso il mare aperto.

Diciotto giorni dopo la scomparsa dell’elicottero, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin che stavano conducendo un’inchiesta su traffici d’armi o di rifiuti tossici, vennero assassinati a Mogadiscio. Nel luglio successivo, nel porto algerino di Djen Djen, vennero sgozzati tutti i sette membri dell’equipaggio del ‘Lucina’

Trentun anni dopo, i fratelli dei due piloti della Guardia di Finanza continuano a pretendere giustizia e nella trasmissione ‘Linea di Confine’, condotta dal giornalista Antonino Monteleone, alla quale hanno preso parte i giornalisti Piergiorgio Pinna (autore di ‘Il caso Volpe 132’), Vittorio Guerrizio (autore del documentario ‘Il grano e la volpe’), Ottavio Olita (autore del romanzo ‘Codice Lebellula-La verità negata’) e l’ex senatore Athos De Luca, è stato anche sottolineato come i diritto alla verità e alla giustizia sia un preciso dettato costituzionale valido per tutti i cittadini, non solo per le vittime di violenza. Il recupero del DC9 dell’Itavia abbattuto ad Ustica, è andato in quella direzione. Perché non applicare lo stesso criterio anche a questo caso che, secondo i magistrati inquirenti, si può collegare sia all’assassinio di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin sia all’eccidio dell’equipaggio del ‘Lucina’?

Ma proprio come accaduto a lungo per Ustica, con qualche tentativo ancor oggi in atto, di depistaggi e false piste, anche per Volpe 132 si è assistito per tre decenni allo stesso scenario. Nel silenzio tombale della Guardia di Finanza.

‘Linea di Confine’, stasera su Rai2 a partire dalle 23.10.


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