80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

L’Eclisse della Pietà

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Guerre, brutalità, nefandezze di ogni genere. Portano con sé il ritorno di una parola che incarna il lato peggiore della nostra storia: la disumanizzazione del nemico, dell’altro da noi.

Ma di cosa si tratta? Se lo chiedete a Google, vi risponde che questo termine indica lo “svuotamento della vita umana da ogni spiritualità e senso morale e quindi da ogni dignità”. Se approfondite (un terribile precedente è il nazismo) scoprite che privare il “proprio bersaglio” di “connotati umani” non è una “reazione smodata”. Fa parte invece di una strategia ben precisa, pianificata per poter poi “procedere” e colpire le vittime senza provare per loro alcuna pietà.

Ma è una esagerazione usare oggi il termine disumanizzazione? Qui ognuno può interrogare se stesso: abbiamo letto di decine di migliaia di donne e bambini palestinesi sterminati dai missili a Gaza, abbiamo visto in televisione ostaggi israeliani denutriti, liberati in spettrali cerimonie dopo mesi di prigionia. Poi c’è quello che non ci viene fatto vedere: quanto accaduto nelle trincee della Ucraina o in altre zone dove si combatte ferocemente, come il Congo o il Sudan, nel martoriato continente africano. Dov’è finita in tutti questi casi l’umanità?

Si potrà obiettare che la barbarie è il riflesso implicito della “logica omicida” delle guerre contemporanee che da tempo non distinguono fra militari e civili. Ma la crudeltà riemerge pure in altri contesti. Basti pensare alle fosse comuni trovate in Libia coi corpi di migranti abusati e torturati da milizie che sfruttano il loro sogno di raggiungere l’Europa. Oppure possiamo spostarci oltre Atlantico negli Stati Uniti. Qui si entra in una dimensione diversa, quella dell’uso politico di gesti volutamente brutali. Mi riferisco alle foto diffuse dalla Casa Bianca di migranti espulsi in catene dal paese a bordo di aerei militari. Il senso dell’operazione mediatica è chiaro: quella contro le “presenze illegali” negli USA è anch’essa una guerra che Trump intende portare avanti con ogni mezzo. Da noi si sono viste le immagini dei “deportati” spediti in Guatemala e in Salvador. Quasi nessuno invece ha parlato della sorte del primo “carico” di indiani che sono rimasti incatenati e ammanettati a bordo di un velivolo per ben 40 ore (hanno sorvolato il Pacifico), trattati come criminali pericolosi, senza aver commesso alcun grave reato. Ci sta bene tutto questo? Parlando sempre di Trump, che dire della sua idea di realizzare una “Riviera del Medio Oriente” con alberghi e ristoranti di lusso al posto delle rovine di Gaza? Una risposta definitiva l’hanno data due professori di studi ebraici dell’Università di Parigi.“E’ ignobile pensare di costruire un resort sopra un cimitero” hanno scritto con parole che non richiedono ulteriori commenti. Da ultimo segnaliamo la decisione dell’amministrazione americana di bloccare di fatto l’attività dell’agenzia USA per gli aiuti internazionali. Una misura che ha messo in crisi pure le iniziative umanitarie di volontariato della Chiesa Cattolica. Ricordate poi il famigerato “Agente Arancio”, il diserbante chimico usato dagli americani nella Guerra del Vietnam? E’ un veleno che ha colpito quasi 3 milioni di persone. In tempi recenti era stato raggiunto un accordo fra Stati Uniti e Vietnam (oggi nazioni amiche) di cooperazione per la bonifica e il sostegno alle vittime. Ora si ferma pure questo, in un beffardo e tragico stop a un atto concreto di riconciliazione.

E qual è l’antidoto a questa “eclissi della pietà” dalla scena internazionale? Intanto immaginarla come un oscuramento solo temporaneo. E rilanciare fraternità, solidarietà, empatia che significa far proprio “il dolore degli altri”.

 

(da Messaggero di Sant’Antonio Aprile 2025)

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