Lo spiegò giusto cent’anni fa il grande storico francese Marc Bloch, che nel 1924 pubblicò “Les Rois thaumaturges. Étude sur le caractère surnaturel attribué à la puissance royale particulièrement en France et en Angleterre” (“I re taumaturghi. Studio sul carattere soprannaturale attribuito al potere reale, in particolare in Francia e in Inghilterra”), un testo molto suggestivo, tuttora letto, amato e studiato nelle università di tutto il mondo. Ma veniamo ai nostri giorni, quelli dell’arrivo a Roma di Re Carlo III Windsor, ennesima testa coronata discendente dalla Regina Vittoria, e di sua moglie Camilla Shand, regina consorte. La visita dei reali inglesi ha vissuto un momento davvero molto significativo: non sono stati accolti, nella passeggiata tra i Fori Imperiali di Roma, da un principe, da un marchese o da un qualsiasi altro titolato aristocratico. A mostrare loro la vetusta bellezza della città eterna è stata una celebrità televisiva, Alberto Angela, nato a Parigi dal compianto Piero, nipote di Carlo (medico antifascista) e pronipote di contadini piemontesi.
Un evento dal carattere simbolicamente democratico che forse compensa la perplessità suscitata dalla scelta – di cui ignoriamo la paternità – di attribuire il ruolo di guida dei reali a una stimatissima celebrità della divulgazione televisiva e non a un accademico, uno storico dell’arte o dell’archeologia.
Eppure, proprio a Roma, sorge l’università La Sapienza, l’ateneo che – secondo le valutazioni internazionali (https://forbes.it/2025/03/12/
Chissà se alla fine re Carlo, dall’altro dell’antica tradizione che incarna, ha trovato il modo e il tempo, in privato, per imporre le mani sul capo di Alberto e Alessandro, recitando per entrambi l’antica formula: “Le roi te touche, Dieu te guérit”.