80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Il decreto sicurezza modifica l’articolo sul segreto professionale dei giornalisti. Ma resta una brutta legge

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I gestori di servizi di pubblica utilità, le università, le società controllate e partecipate e gli enti di ricerca non sono più costretti a stipulare convenzioni che vincolano a cedere alle agenzie di intelligence informazioni e dati anche in deroga alle normative in materia di privacy. Ecco cosa è cambiato nella trasformazione del ddl sicurezza in Dl sicurezza, anche grazie, forse soprattutto, ai rilievi del Quirinale. Dunque potrebbe essere salvo (bisognerà attendere l’approvazione per averne la certezza) il segreto professionale dei giornalisti, poiché secondo il testo precedente essi, come altri dipendenti delle pubbliche amministrazioni, avrebbero dovuto cedere atti coperti da vincolo professionale anche nel caso di società e agenzie titolari di concessioni pubbliche (tutta l’emittenza pubblica e privata). Sul punto, contenuto nell’articolo 31 del ddl, erano state sollevate plurime eccezioni e anche la nostra associazione aveva proposto di scendere in piazza per evitare una nuova deriva ungherese di limitazione gravissima della libertà di stampa. Una prima e importante iniziativa di protesta si è avuta venerdì pomeriggio a Roma con la partecipazione di una delegazione di Articolo 21. Il Dl sicurezza che è uscito dal consiglio dei ministri non è affatto rassicurante per la democrazia, comunque. Il fatto che sia stato rivisto l’articolo sui giornalisti non elimina tutte le criticità che ancora sono previste e che intaccano i diritti.
(Nella foto il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che continua a difendere le norme contenute nel decreto)

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