80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Ddl sicurezza, perché è un provvedimento pericoloso per la democrazia

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Il 15 aprile il DDl sicurezza andrà in aula. Avrebbero voluto portarlo oggi. Un’accelerazione frutto di un combinato disposto: la maggioranza non era pronta su altri provvedimenti in calendario ( che slittano) e la volontà della stessa di accelerare su un provvedimento pericoloso. Ci sarebbe stato anche  un braccio di ferro, inaccettabile quanto incredibile, con protagonista la Lega, che avrebbe voluto addirittura portare lo scalpo di un DDL approvato al congresso di questo fine settimana.
La dura opposizione di tutte le forze che non sostengono il Governo Meloni ha già ottenuto un risultato: il provvedimento dovrà tornare alla Camera per problemi di copertura. Da domani, a partire dalla discussione generale, le forze di opposizione continueranno la battaglia. È davvero un provvedimento inquietante: colpisce il diritto di manifestare di lavoratori, studenti. Una lesione profonda di un principio costituzionale. Colpisce le proteste pacifiche e di resistenza passiva di detenuti che avranno due sole chances di protestare contro le drammatiche e spesso disumane situazioni delle carceri: o protestare passivamente e prendersi nuovi carichi di pena, o suicidarsi, come avviene ogni giorno in un tragico bollettino, davanti al quale il Governo non solo si gira dall’altra parte, ma ne è responsabile. È un provvedimento che lascia intatte vere e proprie vergogne per un paese democratico e civile, come quello delle donne madri e dei minori in carcere. Che non coglie l’occasione per mandare a curarsi nelle comunità detenuti tossicodipendenti che non possono stare in carcere. Che colpisce – in un vero e proprio trip proibizionista – filiere produttive come quella della canapa a usi industriali e manifatturieri, con migliaia di addetti. Che continue vere e proprie crudeltà, come quella di vietare le sim ( e le telefonate ai propri parenti) ai migranti sbarcati nel nostro Paese. C’è poi un altro aspetto molto grave e pesante: l’affidamento ai servizi di intelligence – senza adeguati filtri e controlli della magistratura – della possibilità di chiedere atti, notizie, documenti, ora affidati alla polizia giudiziaria su mandato di magistrati. E dentro questo, c’è un vero e proprio rischio per l’informazione: tutti i soggetti titolari di concessioni statali per pubblico servizio ( come la RAI) saranno tenuti a consegnare materiali, disvelare fonti che vanno tutelate. Insomma, un attacco diretto, pericoloso, che fa pendant con le violazioni a un provvedimento europeo come Media Freedom Act, che l’Italia viola prima di recepirlo. Rischiano procedura certa di infrazione in caso di mancato recepimento. Insomma, siamo di fronte a una nuova pagina autoritaria di questa destra italiana. Tutto si tiene: gli attacchi al Parlamento e al suo ruolo. La voglia matta di delegittimare il ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica. Gli attacchi alla Magistratura e alla sua indipendenza. Il fastidio per i controlli, i pesi e contrappesi tipici di una democrazia liberale. E gli attacchi al giornalismo d’inchiesta, a trasmissioni scomode come Report, alla pubblicabilitá di notizie di prevalente interesse pubblico. E ora l’attacco alle fonti. Ecco, sono tutti tasselli di un disegno inquietante, ancora più pericoloso perché collocato in una offensiva continentale e globale contro la democrazia e i suoi principi.
Continueremo a batterci contro questa deriva come PD insieme alle altre forze di opposizione. Ma decisiva sarà la mobilitazione della società. Della FNSI, dell’Ordine dei giornalisti. Di Articolo 21 e Usigrai. Di sindacati e tante associazioni. E occorre provare a far passare un messaggio semplice: ad essere colpito, con la libertà di informazione, non è solo la libertà degli operatori della stessa, ma il diritto dei cittadini ad essere informati.

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