Un episodio molto grave è accaduto a Bologna, nella città dei portici, simbolo dell’accoglienza sin dal lontano alto medioevo, la vicesindaca Emily Clancy è stata aggredita con insulti sessisti, messaggi di odio, da lei denunciati direttamente in Consiglio comunale: “Fasciofemminista appesa sempre, vomitevole, sei malata grave, schifosa, ammazzati, ci credo che odi gli uomini brutta come sei, fatti curare”, questi sono quelli riportabili.
Non mi importa la ragione che ha scatenato questo odio, non la scriverò, come non scriverò della solidarietà dei partiti di destra, sempre in Consiglio, che, guarda caso, finisce sempre con: “Però…”, come se fosse andata a cercarsela.
Il dissenso, quando è civile, fa bene al confronto, in questo caso è il solito putrido maschilismo che serve solo a fomentare il sessismo nei confronti delle donne. Quante volte è già accaduto, rimanendo nel mondo della politica: alla presidente della Regione Umbria Stefania Proietti che ha raccontato la sua vicenda nella riunione del lunedì di Articolo 21; alla senatrice a vita Liliana Segre costretta a vivere sotto scorta; all’ex presidente della Camera Laura Boldrini, alla stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Ciò che è accaduto a Emily Clancy, come ultima della serie, è gravissimo perché continua ad alimentare e dare legittimazione allo svilimento e alla discriminazione delle donne in tutti i settori della società e con l’avvento della digitalizzazione sempre più i social media contribuiscono a questo garantendo l’anonimato.
L’Istat ha denunciato che in Italia un terzo delle donne subisce violenza verbale o fisica. Al di là della denuncia, delle indagini della Polizia Postale, fino ad arrivare all’estremo della scorta, il Parlamento unito deve intervenire al più presto.