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Articolo21 al presidio di Amnesty per la cessazione del conflitto in Sudan

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Articolo 21 parteciperà il 14 aprile alle 11 al presidio davanti al ministero degli Esteri organizzato da Amnesty International per chiedere un maggior impegno del governo italiano per la cessazione del conflitto in corso da quasi due anni in Sudan.

Uno scontro che vede contrapposti l’esercito della giunta militare (Saf) guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhan e le Forze di Supporto Rapido (Rsf), composte da paramilitari agli ordini di Mohamed Hamdan Dagalo. È una guerra civile che ha già provocato 12 milioni di sfollati, 3 milioni e mezzo di rifugiati nelle nazioni confinanti ed una crisi alimentare che colpisce 26 milioni di persone. È la più grande crisi umanitaria in corso, la cui entità è oscurata (in termini mediatici) dalle guerre in corso in Ucraina e Palestina che assorbono anche tutte le risorse economiche degli organismi internazionali impedendo così una adeguata erogazione di aiuti al paese africano. I combattimenti in Sudan coinvolgono non solo la capitale ma anche l’area del Darfur settentrionale e le regioni al confine con Libia e Ciad. I due leader in lotta sono interessati solo a riaffermare il controllo su una nazione ricchissima di risorse naturali ma anche di terre coltivabili ben irrigate che fanno gola a tantissimi attori, dall’Egitto, alla Russia, ai paesi del Golfo.

Amnesty International in un rapporto ha accertato diffusi casi di atrocità, stupri, riduzione in schiavitù sessuale, agghiaccianti torture compiute da entrambi gli schieramenti in violazione del diritto umanitario internazionale e che rasentano i crimini di guerra. Per questo al governo italiano chiede di impegnarsi per fermare le ostilità, rafforzare l’embargo sulle armi dirette in Sudan e garantire l’accesso agli aiuti umanitari internazionali da distribuire nel paese.

Il conflitto in Sudan rischia di riaccendere anche la guerra con il Sud Sudan, anch’esso squassato da una guerra civile. A dividere le due nazioni restano dispute sui confini e sui diritti di estrazione petrolifere in alcune aree, nonché vicendevoli accuse di sostegno a gruppi ribelli attivi nei due territori. Un eventuale scontro tra Sudan e Sud Sudan rischia di diventare un conflitto regionale in grado di coinvolgere le nazioni confinanti riaprendo così vecchie e mai risanate ferite.


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