La risposta fornita ieri dall’Alta Rappresentante Kaja Kallas a nome delle Commissione all’interrogazione presentata dalla delegazione AVS (consultabile qui: https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-10-2025-000568-ASW_IT.html) evidenzia ancora una volta l’ipocrisia dell’Unione Europea quando si tratta di difendere i diritti umani e il diritto internazionale non con le parole, ma con atti concreti.
Lo affermano gli europarlamentari di Avs Ilaria Salis, Cristina Guarda, Mimmo Lucano, Ignazio Marino, Leoluca Orlando, Benedetta Scuderi.
Come ormai noto, il governo italiano avrebbe avuto un ruolo attivo nella liberazione di Osama Najim Almasri, generale libico implicato in gravi crimini contro l’umanità e ricercato dalla Corte Penale Internazionale (CPI). Eppure, la Commissione si guarda bene dall’esprimere una valutazione politica sulla vicenda, limitandosi a ripetere vuote dichiarazioni di principio su ‘valori’ e ‘impegni’.
È accettabile che l’Unione invochi lo Statuto di Roma senza esercitare alcuna pressione concreta affinché gli Stati membri collaborino effettivamente con la CPI? Il nostro timore, infatti, è che né l’Italia, né tantomeno l’Ungheria di Viktor Orbán – che proprio ieri ha accolto Benjamin Netanyahu, un altro ricercato per crimini di guerra e contro l’umanità, e addirittura annunciato il proprio ritiro dalla CPI – subiranno la minima conseguenza da parte delle istituzioni europee. Quando non si tratta di vincoli economici, le leggi europee sembrano essere pura carta straccia.
Nel frattempo, la Commissione continua a parlare di ‘dialogo costruttivo’ con le autorità libiche, le stesse che gestiscono campi di detenzione illegali, praticano torture, stupri e riduzione in schiavitù, e fanno dell’esternalizzazione delle frontiere il pilastro di un sistema profondamente disumano.
Proprio oggi, queste famigerate autorità libiche hanno annunciato la sospensione delle attività dell’UNHCR e di altre dieci ONG presenti sul territorio, accusandole testualmente di: “Favorire il radicamento dei migranti irregolari, incoraggiare valori contrari all’identità nazionale e promuovere ateismo, cristianesimo, omosessualità e decadenza morale.” Di fronte a dichiarazioni deliranti come queste, ogni forma di cooperazione dovrebbe essere immediatamente sospesa.
Chiediamo alla Commissione di uscire dall’ambiguità e di assumersi le proprie responsabilità. L’Unione Europea non può continuare a essere complice, con la propria passività e i propri accordi politici, dell’impunità per i crimini di guerra e della sistematica violazione dei diritti fondamentali.
In un momento storico così delicato, l’Europa ha l’opportunità – e il dovere – di agire da attore autonomo in un ordine mondiale in trasformazione: sostenendo la Corte Penale Internazionale, sospendendo ogni accordo con regimi criminali e riaffermando – finalmente con coerenza – i principi che dichiara di voler difendere.