Emozione indescrivibile, la casa dove ha vissuto Peppino Impastato è ancora intatta, riporta nell’atmosfera degli anni 70. Ma adesso è il punto di arrivo di un pellegrinaggio laico di migliaia di studenti che arrivano qui da tutta Italia e trovano un museo di resistenza civile contro la mafia, costruito negli anni dalla famiglia del giovane attivista e giornalista ucciso il 9 maggio 1978. I muri sono tappezzati di manifesti che ne fanno un ritratto grafico o culturale, ogni anno da quell’anno la sua morte è stata ricordata in un modo diverso e sempre più convincente, poi ci sono i disegni, le targhe dei premi, i ritratti di Felicia Impastato, una donna che ha fatto del coraggio l’emblema della sua esistenza. Eppure questo non è un tempio ma un luogo vivissimo, stipato di adolescenti ogni giorno. Isidoro Guidi, uno dei collaboratori di Casa Memoria a Cinisi, ci guida prima nella casa confiscata a Tano Badalamenti e spiega perché in un angolo c’è il “presepe” della Cinisi degli Anni 50, riprodotto fedelmente, il comprensorio com’era prima che venisse spazzato via per far posto all’aeroporto di Punta Raisi, oggi “Falcone e Borsellino”. Poi ci conduce a Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, dove tutto parla di una storia dura, dolorosa ma di rinascita e di memoria collettiva. In una stanza che riproduce la sala da pranzo della famiglia c’è una straordinaria emeroteca con i quotidiani di quel maledetto maggio del 1978, alcuni già riportano il giorno dopo che la morte di Peppino era avvenuta per mano della mafia. I compagni, gli amici, molti giornalisti del posto non sono mai cascati nella trappola del depistaggio e lo hanno scritto nell’edizione del 10 maggio del 1978. Sfogliare quelle pagine fa male e fa bene, c’è la verità terribile, subito evidente. E c’è un’altra Italia dentro quei giornali, un Paese perduto, schiacciato da mafia e terrorismo, ancora rurale, con tanti operai e con molta voglia di riscatto, esigenza di discutere e di trovare un’altra strada verso la democrazia, Oggi Cinisi, la Sicilia, l’Italia sono molto cambiate. La guida di questo progetto di riscatto democratico e sociale è affidata ad una giovane donna, Luisa Impastato, nipote di Peppino e di Felicia. E’ lei che ci accoglie nella “sala da pranzo con i giornali” e ci parla del “Peppino poeta, quello cui sono più affezionata”. Ci dice che tra febbraio e maggio ogni anno migliaia di ragazzi (spesso 400 in un giorno) arrivano qui da tutta Italia per ascoltare la storia di Peppino e questa condivisione è la “prova di una memoria collettiva costruita da mia nonna e da mio padre Giovanni per continuare a camminare nel solco di Peppino”.
Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato adesso diventa presidio di Articolo 21 a Cinisi. Per la nostra associazione è un onore e un impegno. Perché Peppino Impastato è stato un grande giornalista che trattava temi difficili in una terra e in un momento storico complicato, onorando la libertà di espressione e la Costituzione. Oggi una delegazione di Articolo 21 composta dal coordinatore dei Presidi, Giuseppe Giulietti, e da Graziella Di Mambro, Mara Filippi Morrione e Patrizia Migliozzi ha incontrato Luisa Impastato e lo staff di Casa Memoria. Da questo momento inizia una collaborazione ancora più solida e un percorso che ci vedrà insieme nella difesa dei giornalisti spiati, perseguitati e minacciati.


