80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Un misogino alla Commissione controllo e garanzia del Comune. Non c’è limite a Reggio? 

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Il Tribunale di Reggio Calabria ha condannato in primo grado il consigliere comunale della destra reggina Massimo Ripepi a sei mesi di reclusione per «avere aiutato un indagato per violenza sessuale ad eludere le investigazioni». Rischiava fino a 4 anni, gli hanno dato sei mesi.  Ed esulta il consigliere comunale della destra reggina. Perché gli hanno dato il minimo della pena, poteva andare peggio. Ammette ed esulta quando afferma: «Ho fatto solo il bene di una famiglia. Non mi pento di averlo fatto e lo rifarei ancora».
Il bene della famiglia, secondo Ripepi è stato quello di dare una bambina di dieci anni in pasto allo zio già condannato per stupro, e poi invitare la madre al silenzio.
Nel 2020 quando la mamma della bimba andò a chiedere aiuto e sostegno, Ripepi – che è pastore di una chiesa cristiana a Catona – l’ha invitata «a non parlare con nessuno dell’accaduto» e ha cercato di convincerla «a non denunciare in quanto il fratello, già condannato e detenuto per reati di natura sessuale, non sarebbe sopravvissuto a un nuovo arresto e sarebbe stata responsabile del sangue di suo fratello». Ci avrebbe pensato lui, ha detto Ripepi alla madre di una bambina stuprata di 10 anni,  ad aiutare lo stupratore, «a sconfiggere il ‘demone’ che lo affliggeva». Zitta tu e fai stare zitta quella bambina, insomma. È una questione di demoni a cui avrebbe pensato il pastore Ripepi, insomma.
Ripepi è un recidivo in fatto di misoginia e ossessione da demoni. Per esempio, l’anno scorso è stato condannato per diffamazione aggravata e danno di immagine nei confronti di Maria Romeo, una dottoressa che frequentava la comunità religiosa della Chiesa cristiana “Pace” di cui è pastore. Nel corso delle omelie, poi diffuse anche in rete, il pastore Ripepi ha chiamato più volte la donna “capo di Satana”, “strumento nelle mani del diavolo”, “killer di anime”, “jazebel”, “donna falsa e pericolosissima” e “donna mandata dal diavolo per assassinare le anime”. Quella volta la giustizia invito Ripepi a farsi curare presso il centro di salute mentale. Un invito – evidentemente – declinato.
Questo ghostbuster dei demoni stupratori, oggi, oltre che sedere al Consiglio comunale della città, guida anche la commissione controllo e garanzia che dovrebbe appunto controllare e garantire legalità ed etica. E tutto questo succede a Reggio Calabria, dove la legge Severino – che si presta benissimo a fare il bastone pe ri picchiatori della politica – ha provocato la sospensione ingiusta del sindaco Giuseppe Falcomatà e di mezza giunta per quasi due anni. All’epoca, e cioè quando non era necessario, abbiamo dovuto sopportare le urla sguaiate di una destra che oggi ha perso la parola davanti a una condanna in primo grado in un processo per pedofilia.
Esponente di Fratelli d’Italia – autosospeso “per la faccia della gente” – Ripepi ha trovato rifugio tra le braccia di Stefano Bandecchi, è infatti il coordinatore per la Calabria del suo movimento Alternativa popolare.
In altre parole, è la scoria piovuta sulla città della peggiore destra che oggi aggredisce ogni spazio di democrazia e ragionevole umanità dappertutto.
Misoginia, razzismo e ignoranza al potere. Qualcuno trovi un pastore che accompagni il pastore Ripepi verso l’uscita dalla casa della Città.

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